“Finding home” sulla rotta balcanica: una mostra fotografica

Finding home” – dall’inglese “cercando casa” – è una mostra fotografica che racconta delle vite sospese di donne, uomini e bambini che dal 2015 hanno attraversato la rotta balcanica, nel tentativo di raggiungere l’Europa. Solo nell’ottobre di quest’anno oltre 120.000 persone hanno percorso questa via, superando in entità tutte le altre rotte migratorie messe insieme. Nonostante ciò, sono state solo 1.127 le richieste d’asilo registrate in tutto il 2022. 

Liceo Da Vinci

Proprio alla luce di questi avvenimenti, Chiara Fabbro, fotografa documentarista friulana che si occupa di diritti umani e migrazione, ha deciso di puntare i riflettori su alcune di queste storie, andando a lavorare direttamente sul campo in Bosnia-Erzegovina e in Serbia, come già aveva fatto a Kuala Lampur in Malesia e sulle spiagge delle Canarie.

Gli scatti, datati febbraio – marzo 2021, ci raccontano infatti di vite bloccate in un limbo di respingimenti – oltre 22.000 solo nell’ottobre 2022 – che nel loro susseguirsi prolungano il cosiddetto “game”: la “sfida” dell’attraversamento.

Liceo Prati

La mostra si inserisce nel quadro della campagna “Cambiamo Rotta!” promossa da maggio 2021 da un ampio gruppo di realtà locali: Diocesi di Trento, IPSIA Trentino, ACLI, ATAS, CNCA Trentino, Movimento dei focolari, Osservatorio Balcani Caucaso, e supportata anche dal Forumpace. La campagna è finora riuscita a raccogliere quasi 40.000 euro destinati all’allestimento di una lavanderia e di cucine collettive nel campo provvisorio di Lipa, gestite da volontari/e di IPSIA. Il nuovo obiettivo per portare avanti questo progetto e aiutare le persone che ne dipendono a superare l’inverno è di 30.000 euro.

Per sostenere la campagna “Cambiamo rotta!” è possibile fare una donazione:

intestare a: Opera Diocesana Pastorale Missionaria
causale: Progetto Balcani
IBAN: IT28J0801605603000033300338
Conto Corrente Postale: 13870381

Inaugurazione a Torre Mirana

La mostra itinerante è stata inaugurata lo scorso venerdì 16 Dicembre nella Sala Thun di Torre Mirana (Via Belenzani, 3) e sarà visitabile fino all’1 Gennaio (Giornata Mondiale della Pace) dalle 14.30 alle 18.30 tutti i giorni, escluso Natale. “Finding home” , però, è arrivata a Trento un mese prima: il 16 Novembre è stata allestita al Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci, per poi essere spostata al Liceo Classico Giovanni Prati l’8 Dicembre.

All’inaugurazione a Torre Mirana sono intervenuti don Cristiano Bettega, delegato Area Testimonianza e Impegno sociale della Diocesi, l’assessora comunale Elisabetta Bozzarelli, in videocollegamento la curatrice della mostra Chiara Fabbro e Gianfranco Schiavone di ICS Trieste (Consorzio Italiano Solidarietà – Ufficio Rifugiati Onlus), Massimiliano Pilati e Riccardo Santoni del Forum Trentino per la pace e i diritti umani, Maurizio Camin dell’esecutivo regionale CNCA e Francesca Lunardi per il Movimento dei Focolari.

Sala Thun di Torre Mirana

Per saperne di più e acquistare stampe delle foto esposte (e altre) in diversi formati visitare il sito della fotografa: Chiara Fabbro.

Vent’anni dopo, vent’anni indietro?

I vent’anni dagli attentati dell’11 settembre sono, oggi, carichi di molti e diversi significati evidenti agli occhi di tutti: questa sembra essere una traccia comune a tutto il 2021, anno denso di ricorrenze legate alle trasformazioni che hanno caratterizzato il mondo e le nostre comunità nel recentissimo passato (i 30 anni dalla guerra nei Balcani e dalla nave Vlora, i 20 anni dal G8 di Genova, dall’11 settembre e dall’avvio della guerra in Afghanistan, i 10 anni dalle Primavere Arabe, solo per citare alcuni di questi eventi).

Tutte queste ricorrenze sono un’occasione per fare valutazioni, riconoscere errori e capire come interpretare un presente profondamente inciso da questi cambiamenti per progettare un futuro che sappia trasformare le sorti delle nostre società, dallo sfruttamento all’uguaglianza, dalla violenza – della guerra, delle disuguaglianze, del razzismo, delle discriminazioni – ad una pace concreta, fatta di relazioni solide, di conflitti capaci di generare società migliori.

L’insieme di queste considerazioni, nell’anno del Trentennale del Forumpace, hanno portato a realizzare percorsi di approfondimento e riflessione, e a mettere in campo iniziative a sostegno di tutte e tutti coloro che si stanno adoperando concretamente tanto nella costruzione di una coscienza collettiva su questi temi quanto a salvare vite.

Il Forumpace rinnova il proprio appello affinché le istituzioni locali, nazionali ed europee si adoperino attivamente per realizzare corridoi umanitari in tutti quei contesti in cui le guerre, la povertà, i disastri climatici hanno reso impossibile una vita dignitosa.

Quello che sta accadendo in Afghanistan, è legato alle battaglie per la giustizia sociale, per la lotta contro ogni discriminazione e violenza, per l’impegno a rendere accessibili, a tutte e tutti, i servizi che sono diretta espressione dei diritti di ciascun essere umano.

Rifletteremo insieme su questi temi sabato 11 settembre alla Campana dei Caduti di Rovereto. Qui di seguito il programma completo


11 settembre 2021, ore 11.00

Rovereto, Campana dei Caduti

Incontro con i giornalisti – Vent’anni dopo, vent’anni indietro?

Interverranno:

Arianna Miorandi, Consigliera comunale delegata alla cooperazione

Paolo Mirandola, rappresentante della Fondazione Campana dei Caduti

Massimiliano Pilati, Presidente del Forum trentino per la pace e i diritti umani

Andrea Morghen, Direttore Associazione Bianconero

Barbara Gallo, giornalista specializzata e collaboratrice di IRIAD – Archivio Disarmo

Emanuele Giordana, giornalista, presidente di Afgana e direttore editoriale del portale atlanteguerre.it

Tehseen Nisar, collaboratrice di South Asian Democratic Forum, Università LUISS e con i media del Pakistan.


11 settembre 2021, ore 20.00

Rovereto, Campana dei Caduti

Vent’anni dopo, vent’anni indietro?

Promosso da Associazione Bianconero e Forumpace in collaborazione con Fondazione Campana dei Caduti, 46°Parallelo/Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo 

Il ventennale dell’11 settembre e della guerra in Afghanistan, iniziata il 7 ottobre 2001, coincide con la fine della presenza occidentale nel Paese e con il ritorno al potere dei Talebani, in drammatico contrasto con le attese di una transizione annunciata come ‘naturale’. Le domande sono inevitabili: cosa è cambiato in questi vent’anni, in Occidente come in Asia Centrale? Che conseguenze ha avuto la retorica dello “scontro di civiltà”? Quali risultati promettevano e quali, invece, hanno raggiunto questi 20 anni di guerra? Cosa sarà dei diritti e delle conquiste ottenute dal popolo afgano? Come interpreteremo i prossimi 20 anni e quali attori globali ne saranno i protagonisti? 

Saluti istituzionali: 

Francesco Valduga, Sindaco di Rovereto

Paolo Mirandola, rappresentante della Fondazione Campana dei Caduti

Massimiliano Pilati, Presidente del Forum trentino per la pace e i diritti umani

Andrea Morghen, Direttore Associazione Bianconero

Ne parleranno Barbara Gallo, giornalista specializzata e collaboratrice di IRIAD – Archivio Disarmo; Emanuele Giordana, giornalista, presidente di Afgana e direttore editoriale del portale atlanteguerre.it; Tehseen Nisar, collaboratrice di South Asian Democratic Forum, Università LUISS e con i media del Pakistan.


Alle ore 21.30 seguirà i rintocchi della Maria Dolens

Per prenotazioni: https://forms.gle/efRhuBzarxrzCE5K7

Per accedere è necessario il Green Pass.

Uno sguardo al Myanmar

Il colpo di Stato che ha colpito il Myanmar lo scorso 1 febbraio ha portato ad una continua escalation di violenza e ferocia nella repressione messa in atto dalla giunta militare nei confronti della popolazione che protesta contro il “nuovo” regime.

La situazione nel Paese

L’ultima strage si è consumata venerdì scorso, a Bago: 80 persone sono morte negli scontri nei quali l’esercito ha adoperato armi pesanti contro i manifestanti.

Parallelamente, le Nazioni Unite evidenziano come gli scontri stiano rendendo di nuovo dirompente la crisi migratoria nella regione: circa 7.100 civili sono, in questo momento, sfollati interni nelle regioni di Kayin e Bago, nel centro del Myanmar, a causa degli attacchi alla popolazione delle forze armate e delle fazioni in lotta nel Paese.

Dal 1 ° febbraio, ci sono stati almeno 28 attacchi contro ospedali e personale sanitario e sette attacchi contro scuole e personale scolastico: a denunciarlo, la portavoce ONU Stéphane Dujarric durante il suo incontro con la stampa, l’8 aprile scorso.

“Gli attacchi contro i volontari sanitari e contro le ambulanze impediscono ai soccorritori di raggiungere i civili feriti dalle forze di sicurezza”, ha aggiunto.

Lo sguardo dal Trentino

Come Forum Pace, abbiamo spronato le comunità locali a prendere posizione su quanto sta avvenendo in Myanmar: la distanza geografica non può farci distogliere lo sguardo. Come territorio radicato all’interno di una profonda cultura cooperativistica e di pace, siamo chiamati a non tacere di fronte a queste crudeltà, a prendere posizione e lottare per la pace e la tutela dei diritti per tutte e per tutti, dentro e fuori dai confini del Trentino.

A seguito della lettera del Forum Pace, diversi Comuni hanno già preso posizione sul tema (Civezzano, Castel Condino, Volano e Baselga di Piné) e diversi altri Comuni stanno lavorando nella stessa direzione. 

Anche per questo, il nostro Presidente Massimiliano Pilati mercoledì 14 aprile, dalle 20.30 parteciperà alla serata “Uno sguardo al Myanmar” organizzata dal Gruppo Trentino di Volontariato insieme all’Atlante delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo, all’Associazione Moses e altri ospiti che hanno vissuto e conoscono il Myanmar.

Il Forum della Pace invita la Provincia e i Comuni trentini a prendere posizione contro le violenze in Myanmar

Anche il Trentino si mobilita per condannare le violenze scoppiate in Myanmar a seguito del colpo di Stato militare del 1° febbraio scorso: il Presidente del Forum, Massimiliano Pilati, ha indirizzato una lettera al Presidente della Provincia Maurizio Fugatti e ai Sindaci e alle Sindache dei Comuni trentini affinché condannino e chiedano al Governo italiano di condannare il massacro in corso in Myanmar oltre che un impegno concreto per l’immediata scarcerazione di Aung San Suu Kyi e degli altri prigionieri politici. 

Il Forum Pace, inoltre, chiede al Presidente Fugatti di fare pressione sul nostro Governo affinché intraprenda azioni per l’immediata cessazione della repressione da parte della giunta militare e il rilascio sicuro delle centinaia di manifestanti pacifici arrestati dalle forze armate. Il Forum Pace, infine, rinnova la richiesta di fare pressione affinché il Myanmar riconosca la popolazione Rhoingya, da anni confinata in campi profughi o costretta ad emigrare e vittima di plurime violazioni di diritti umani.

La preoccupazione della comunità internazionale.

Da quel giorno, infatti, il bilancio giornaliero delle vittime, delle brutalità e degli arresti in Myanmar è in costante aumento: l’UNICEF denuncia la detenzione arbitraria di oltre 700 bambini (11 marzo 2021).

L’inviata speciale delle Nazioni Unite Christine Schraner Burgener evidenzia come “la perdurante brutalità, incluse le violenze contro il personale medico e la distruzione delle infrastrutture pubbliche, mina severamente qualunque possibilità di pace e stabilità” (14 marzo 2021).

Il Relatore Speciale delle Nazioni Unite per la situazione dei diritti umani in Myanmar, Tom Andrews già l’11 marzo di quest’anno si è rivolto al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite per esprimere tutta la sua preoccupazione e il suo sconcerto per l’escalation delle violenze in Myanmar: questa situazione è peggiorata ogni giorno. Lo stesso Relatore Speciale, il 15 marzo, ha denunciato: “I leader della giunta militare non appartengono al potere, devono essere messi in prigione. I loro rifornimenti di denaro e armi devono essere interrotti subito”.

Anche Amnesty International, l’11 marzo scorso, si è unita al Relatore Speciale Andrews nell’evidenziare la Consiglio dei Diritti Umani il continuo deterioramento della situazione in Myanmar: nella sua nota, l’ONG evidenzia in particolare come – al 7 marzo – fossero 1.790 le persone arrestate, accusate o condannate dal 1 febbraio scorso, moltissime delle quali sono oggetto di sparizioni forzate.

“Superare le sole affermazioni di condanna”.

A fronte di questa continua escalation, Amnesty si rivolge a tutti gli Stati della comunità internazionale per andare al di là delle sole affermazioni di condanna e preoccupazione per la situazione in Myanmar e di intraprendere azioni finalizzate a fermare le violazioni dei diritti umani in atto nel Paese.

Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha richiamato la comunità internazionale ad una presa di posizione, collettivamente e bilateralmente, per favorire la fine della repressione da parte della giunta militare.

Il 15 marzo, inoltre, il Dipartimento di Stato americano ha preso posizione descrivendo la violenza della giunta militare come “immorale e indifendibile”, invitando tutti gli Stati a intraprendere azioni concrete per opporsi al colpo di stato e all’escalation di violenza in Myanmar.

L’uso delle armi: il legame oscuro con l’Italia.

Amnesty International denuncia l’uso di tattiche letali e di un arsenale di armi da campo contro i manifestanti pacifici (4 marzo 2021). 

Armi la cui provenienza deve essere attentamente indagata: fonti giornalistiche (Domani, 11 marzo 2021; La Repubblica, 10 marzo 2021), infatti, hanno riportato l’utilizzo di munizioni prodotte in Italia nella repressione delle proteste da parte dei cittadini del Myanmar. Anche su questo, crediamo debba essere fatta chiarezza.

Le ripercussioni sui Rohingya e le minoranze etniche del Nord Myanmar.

Il golpe comprometterebbe ulteriormente la condizione della minoranza Rohingya: la junta potrebbe approfittare della situazione per espellere ciò che resta della popolazione che è rimasta isolata e alla quale le organizzazioni internazionali e umanitarie come ONU e Croce Rossa non hanno accesso, se non tramite personale locale. Amnesty International teme il ripetersi di crimini contro le minoranze etniche nelle regioni di Rakhin, Chin, Kachin, atrocità che i militari hanno commesso ripetutamente, rimanendo sempre impuniti. 

Nonostante gli innumerevoli rischi affrontati, comunità da ogni parte del paese hanno continuato a rivendicare pacificamente i loro diritti e chiedere il supporto da parte della comunità internazionale.

Gli ospiti di “Scenari di guerra”

JEFF HALPER è un antropologo israeliano di origine statunitense (è nato nel Minnesota nel 1946); ha conseguito il dottorato di ricerca all’università del Wisconsin e ha insegnato in università israeliane e internazionali.

Si è trasferito in Israele nel 1973 e ha fondato nel 1997 l’ICAHD, Israeli Committee Against House Demolitions ( www.icahd.org ), associazione di persone che, per vie legali e con la disobbedienza civile, si oppongono alla demolizione delle case palestinesi e che forniscono supporto economico e materiale per la loro ricostruzione.

Collabora ai gruppi di pianificazione per i parchi nazionali israeliani ed è membro del Comitato Direttivo per i diritti dei palestinesi delle Nazioni Unite. Per questa attività, e per il suo attivismo pacifista, Halper è stato arrestato dal governo israeliano una decina di volte, ed è ora considerato uno dei più autorevoli attivisti israeliani per la pace e i diritti civili.

Libri:  “Ostacoli alla pace”, Edizioni “una città”, 2009. “War Against the People: Israel, the Palestinians and Global Pacification”, September 2015, Pluto Books

SAMI ADWAN è nativo di Beit Sahour nei pressi di Betlemme. Dal 1972 al 1976 studia in Giordania ad Amman, dove consegue il diploma in pedagogia. Nel 1979 si trasferisce a San Francisco, laureandosi alla California State Univerisity. Dal 1982 al 1984 Sami Adwan lavora come lettore all’università di Hebron. Nel 1987 ritorna a San Francisco, dove ottiene il Ph.D.

Dopo il suo ritorno nella West Bank nel 1991-1992 è rinchiuso nelle carceri israeliane con l’accusa di essere un attivista palestinese. Dal 1992 è docente di Scienze dell’educazione all’università di Betlemme. Insieme al docente israeliano  Eyal Naveh dirige l’istituto di ricerca sulla pace PRIME (Peace Research Institute in the Middle East) con sede a Beit Jala e Tel Aviv.

Il PRIME si propone di contribuire a realizzare le infrastrutture intellettuali per un possibile progetto di pace, formando una nuova generazione di insegnanti e politici disposti a garantire la coesistenza pacifica e la cooperazione nonché la salvaguardia dell’ambiente sociale e naturale.  Da anni cura insieme ai colleghi israeliani un progetto per “disarmare la storia”, per il quale ha ricevuto nel 2001 il premio della Fondazione Langer.

Libri: “La storia dell’altro

JEREMY MILGROM è un rabbino nato negli Usa. Ha studiato al seminario teologico ebraico di New York e si è trasferito in Israele nel 1968. Gran parte della sua vita l’ha dedicata all’impegno per i diritti umani e la pace in Medio Oriente.

Nel 1988 è stato membro fondatore del movimento Rabbini per i diritti umani.

Pioniere nel dialogo interreligioso con palestinesi musulmani e cristiani, ha fondato, insieme al reverendo anglicano palestinese Shehadeh Shehadeh, l’associazione Religiosi per la pace.

Veterano dell’esercito israeliano, ha ottenuto di essere esonerato dagli obblighi di riservista dopo otto anni di battaglie legali.

SAMIR AL QARYOUTIgiornalista palestinese, lavora in Italia da circa 28 anni. Si è laureato in scienze politiche all’Università degli studi di Bologna.

Ha fondato la prima rivista in lingua araba per i giovani universitari palestinesi in Italia. Ha collaborato con la RAI e vari giornali italiani sui problemi del mondo arabo dalla metà degli anni Settanta.

Opinionista per la stampa estera sulle questioni italiane, in particolare per la tv Al Jazeera (la penisola arabica).

WASIM DAHMASH , nasce a Damasco nel 1948, è stato professore a contratto e lettore di Dialettologia Araba al Dipartimento di Studi Orientali dell’Università di Roma “La Sapienza” (1984-2006), ricercatore e docente titolare di Lingua e Letteratura Araba all’Università di Cagliari (2006-2015).

Attualmente insegna Linguistica Araba al Master di Lingue e Culture Orientali alla IULM a Roma.

I suoi ambiti di ricerca principali sono la traduzione letteraria, la dialettologia araba con particolare riferimento ai dialetti dell’area siro-palestinese e la storia contemporanea della stessa area.

Nell’ambito delle sue ricerche ha prodotto 32 volumi (monografie, antologie, traduzioni letterarie), 120 papers e articoli. Ha curato l’edizione di 51 libri per conto di diverse case editrici e per le Edizioni Q di Roma (40 libri) di cui è direttore delle collane Zenit e Universitaria.

I film di “Scenari di guerra”

Giovedì 22 settembre, ore 20.00 – Cinema Astra, Trento

The wanted 18

di Amer Shomali e Paul Cowan, Palestina, Canada, 2014, 75’
Storia (commedia, dramma, tragedia) di diciotto mucche clandestine – metafora e simbolo della resistenza palestinese – acquistate da un gruppo di abitanti di Beit Sahour durante l’intifada del 1987 per spezzare la dipendenza dalle forniture dilatte di Israele. Un alternarsi incalzante di testimonianze dirette, filmati d’archivio, disegni in bianco e nero, animazioni stop-motion.

Ecco la recensione di Giulia del film: https://forumpace.it/the-wanted-18-recensione/

Giovedì 29 settembre, ore 20.30 – Cinema Astra, Trento

We cannot go there now, my dear

di Carol Mansour, Libano, 2014, 42’
In collaborazione con Al Ard Doc Film Festival e Associazione Amicizia Sardegna Palestina. Il doppio esodo dei palestinesi, ieri verso la Siria, oggi verso il Libano. Storie di vite da ricostruire e improvvisare senza posa.

Ecco la recensione di Micol del film: https://forumpace.it/we-cannot-go-there-now-my-dear-recensione/

Happy Holidays

di Luca Marvanyi, Israele 2011, 28’
Due sorelle, nate da un matrimonio misto, immigrate dall’Est Europa in Israele, sperimentano la difficoltà di integrarsi in una società che favorisce gli ebrei “senza se e senza ma”.

Sabato 8 ottobre 2016, ore 20.30 Teatro San Marco, Trento

Ave Maria

di Basil Khalil, Francia, Germania, Palestina , 2015,14’
Una famiglia di coloni isareliani irrompe accidentalmente in un convento di suore palestinesi. Gli ebrei non possono telefonare per rispetto delle leggi del sabato. E le suore hanno fatto voto di silenzio… Un cortometraggio irresistibile e pluripremiato, in selezione ufficiale a Cannes e nelle nominations per l’Oscar.

Women in sink

di Iris Zaki, Israele, 2015, 36’
Shampoo e chiacchiere in un piccolo salone di acconciatura ad Haifa in Israele. La regista ci consegna un ritratto corale e inaspettato di un luogo che offre una libertà temporanea, in cui donne ebree e arabe condividono le loro differenze, ma anche tante opinioni comuni sulla politica, la storia e l’amore.

Hummus! The movie

di Oren Rosenfeld, Israele, 2015, 70’
Con la partecipazione del regista e di Suheila Al Hindi Una donna musulmana che lavora sodo, un ebreo sempre sorridente e un giovane arabo cristiano alla ricerca di senso per un film estroso e toccante, “condito” di ricette segrete e di un Guinness World Record, sul delizioso piatto che, al di là delle divisioni religiose e politiche, è capace di mettere tutti d’accordo.

Il parere del ForumPace sul disegno di legge sull’osservatorio discriminazioni

Martedì 9 febbraio 2021 il Forumpace è stato convocato dalla 5° commissione del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento per esprimere il proprio parere consultivo in merito alla proposta di “Disegno di legge 14 gennaio 2020, n.43: Osservatorio sulle discriminazioni, l’intolleranza e l’odio in provincia di Trento.

Di seguito riportiamo quanto consegnato formalmente (e esposto) alla Commissione dal
Presidente del Forum Massimiliano Pilati.

Scrivere di pace, raccontare i diritti

Sei interessata/o a fare un anno al Forum trentino per la pace e i diritti umani?

Hai voglia di imparare e sperimentare molto?

Hai voglia di metterti in gioco promuovendo i temi della pace e dei diritti umani?

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Vorresti capire da chi lo ha già fatto se ne vale la pena?

Se rispondi di sì ad almeno una di queste domande contattaci al 3351797117 (telefonata, messaggio, whatsapp, telegram…) o alla mail  riccardo.santoni@consiglio.provincia.tn.it

Abbiamo un’opportunità per te. Fino all’11 gennaio raccogliamo le domande di servizio civile, il 13 faremo le selezioni e se verrai presa/o potrai iniziare dal l’1 febbraio 2021.

E’ servizio civile provinciale, devi avere fra i 18 e i 28 anni  e avrai una serie di benefit, tra cui il buono pasto e un compenso di 600 euro al mese.

Tutte le info sul nostro progetto Scrivere di pace, raccontare i diritti le trovi a questo link.

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Potrà essere un anno molto importante per te, scegli con attenzione guardando anche gli altri progetti