Un approfondimento sui difensori dei diritti umani.

Qui puoi scaricare l’articolo di Consiglio Cronache.

Perché mai le Nazioni Unite nel 1998 hanno considerato necessario, a cinquant’anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948), dover scrivere un documento a difesa dei difensori di tali diritti?
Questa è una delle prime perplessità che sono emerse durante le due settimane di Alternanza Scuola-Lavoro presso il Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, in cui abbiamo avuto l’occasione di approfondire la Dichiarazione sui Difensori dei Diritti Umani. Abbiamo quindi ritenuto importante confrontarci, tra di noi e con lo staff del Forum, per provare a fornire una risposta a questa ed altre domande riguardo la natura della Carta e la figura dei difensori/e.

Quando si parla di diritti umani ci si riferisce a dei principi che sono inviolabili, universali e inalienabili e che tutte le persone e le comunità dovrebbero vedere rispettati e poter esercitare. Tuttavia, nel mondo, lo spazio per la partecipazione della società civile allo sviluppo si sta restringendo, a causa di governi e attori economici che violano questi diritti, non rispettandoli e limitando le libertà fondamentali e la capacità della collettività di accedere alle informazioni e di prendere decisioni chiave.

Ciò che risulta evidente è che la situazione nel ‘98, sul piano della tutela dei diritti fondamentali, si mostrava piuttosto allarmante ed occorreva quindi riaffermare l’importanza del rispetto e dell’osservanza dei diritti umani; a tal proposito era opportuno, da parte degli Stati membri dell’ONU, assumersi la responsabilità di mancate azioni o anche di alcune “sconfitte” per potersi impegnare nuovamente nel promuovere i principi della Carta del ‘48. Le energie e gli strumenti impiegati fino a quel momento, però, non potevano bastare e bisognava intraprendere strade alternative e individuare delle soluzioni più efficaci. Fondamentale nella realizzazione di questo processo è il coinvolgimento della società civile: è qui che giocano un ruolo cruciale i Difensori e le Difensore dei Diritti Umani (DDU) e la Carta dei Difensori ne dimostra le potenzialità.

La Dichiarazione, infatti, non riconosce nuovi diritti ma mira a legittimare e proteggere coloro che operano in prima linea – in particolare membri di movimenti, organizzazioni non governative, gruppi di volontariato, intellettuali – per la difesa dei diritti umani, spesso mettendo a rischio la loro stessa vita. In questo modo viene abbattuta la barriera che si è sempre frapposta tra le “fredde” e distanti istituzioni, che calano dall’alto delle direttive che poi non riescono a far rispettare, e la società civile che, attraverso l’opera dei difensori, di organizzazioni e di una fitta “rete umana”, assume direttamente la carica di portavoce di valori universali.

Secondo la definizione fornita dall’ONU, un difensore o una difensora dei diritti umani è colui, o colei, che, solo o insieme ad altri, agisce per promuovere e proteggere i diritti umani in modo non violento. Sono molti quelli che si impegnano in tutto il mondo, anteponendo ai loro interessi e bisogni, la difesa di questi valori. Donne e uomini, madri e padri, professori e giornalisti e più in generale attivisti che quotidianamente prendono posizione, guidati da una forte convinzione per cui tutti dovrebbero poter godere ed esercitare i propri diritti. A tutela dei difensori dei diritti umani e della loro azione da anni si muove la rete “In Difesa Di”, un coordinamento di oltre 30 associazioni e organizzazioni che, attiva in Italia dal 2016, ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica su queste tematiche e chiedere alle istituzioni italiane di impegnarsi a sviluppare strumenti e meccanismi di protezione. È proprio grazie alla collaborazione tra la Provincia Autonoma di Trento e il Nodo Trentino della rete “In Difesa Di”, costituito da varie associazioni di carattere più o meno istituzionale, tra cui il Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, organismo del Consiglio Provinciale, che è stato possibile mettere in moto il processo legislativo che ha portato all’approvazione della mozione 190 del 2018, un documento che impegna la Giunta provinciale ad “attivare come Provincia di Trento sul proprio territorio programmi di protezione temporanea su esempio delle “città rifugio” e “sollecitare il Governo nazionale” sul tema.

Cosa si intende quando si parla di città rifugio?
Si tratta di programmi di protezione per i DDU, promossi da enti locali e organizzazioni della società civile, che garantiscono loro un soggiorno temporaneo (il periodo varia dai 3 ai 9 mesi). Per prendere parte al programma, gli attivisti sono invitati a condividere la propria testimonianza con la comunità ospitante, al fine di sensibilizzarla e informarla sulla situazione del proprio territorio; essi inoltre, in una logica di “rest and respite” (riposo e tregua), possono prendere parte a momenti di formazione al fine di fornire loro ulteriori strumenti per portare avanti l’impegno di lotta non violenta. Il periodo di tempo del soggiorno è volutamente limitato, in quanto è nell’interesse dell’attivista fare ritorno nel proprio paese, dove spesso lascia la sua famiglia, per poter riprendere le sue attività e continuare a promuovere i diritti umani.

In queste due settimane abbiamo riflettuto anche sulla definizione, secondo alcuni scomoda, di “eroi”, che induce a pensare le difensore e i difensori come donne e uomini dotati di capacità e volontà superiori alle nostre. Forse sarebbe meglio vederli come modelli positivi a cui aspirare, personalità dotate di un coraggio e una passione straordinaria ma non inarrivabile. Chiunque, individualmente o in associazione con altri, può contribuire a migliorare la tutela dei Diritti Umani avanzando proposte, impegnandosi quotidianamente e partecipando in maniera attiva nel proprio territorio.
In conclusione, anche il Comune di Trento ha deciso di legiferare in tal senso approvando la mozione 658, nell’aprile 2018, volta alla difesa dei difensori attraverso strumenti di accoglienza: Trento è stata quindi la prima realtà comunale italiana a prendere un impegno per simili iniziative, tanto che molte altre città, tra cui Padova, Bologna, Milano, Torino, Palermo e Rovereto, hanno scelto di seguirne l’esempio.

Alessandro, Liceo Prati
Cecilia, Liceo Da Vinci
Emanuele, Liceo Rosmini
Gaia, Liceo Prati

Call for Projects 2019: Quali diritti?

E’ ufficialmente aperta la Call for Projects 2019 del Forum trentino per la pace e i diritti umani!

Rivolta a tutte le associazioni aderenti, quest’anno il tema scelto dal Consiglio della Pace è “Quali diritti?“: un’occasione per riflettere sui diritti umani e sulle loro trasformazioni dal 1948 ad oggi attraverso modalità e sguardi nuovi.

C’è tempo fino al 7 luglio 2019 per inviare un progetto! Tutti i dettagli a questa pagina.

Noi siriani: confronto con Sheik Abdo

 

19 811 bambini morti nel conflitto.
5,5 milioni di persone che hanno lasciato il paese.
6 milioni di sfollati interni.
E’ con questi numeri importanti, dati dal moderatore Raffaele Crocco, che si è aperto a Trento mercoledì 6 marzo l’evento “Noi siriani”, un dialogo e confronto con Sheik Abdo, attivista per i diritti umani e rifugiato siriano che dal 2015 si è fatto portavoce internazionale della Proposta di Pace per la Siria: un appello nato dal basso, dalla società civile siriana che vive all’interno delle tendopoli nel nord del Libano.
L’incontro, che si è svolto in una Sala Falconetto gremita di persone, è stato organizzato da Operation Daywork in collaborazione con  civico 13 sportello delle politiche giovanili di Provincia e Comune di Trento. e con il Forum trentino per la pace e i diritti umani in rappresentanza della rete in difesa di…
Due in particolare sono stati i temi centrali della serata.

Nella prima parte, Sheik Abdo ha raccontato della situazione che i rifugiati siriani stanno vivendo nei campi profughi del Libano, una realtà che conosce bene dal 2011. Soluzioni abitative precarie, alta mortalità infantile, irruzioni costanti dell’esercito libanese nei campi, arresti e maltrattamenti, bambini che non vanno a scuola, o che se ci vanno hanno garantito un livello appena minimo di istruzione: questi sono solo alcuni degli aspetti che caratterizzano la quotidianità di queste persone, e che dimostra quanto sia urgente trovare una soluzione urgente per il popolo siriano.

E’ proprio da questa consapevolezza che nasce la Proposta di Pace per la Siria, una richiesta che si articola in sei punti e che Sheik Abdo ha delineato bene nella seconda parte dell’incontro: la fine della guerra, l’aiuto alle vittime con assistenza e creazione di zone neutre, la lotta al terrorismo, il raggiungimento di una soluzione politica e “la creazione di un Governo di consenso nazionale che rappresenti tutti i siriani nelle loro diversità e ne rispetti la dignità e i diritti”. Tale proposta, ha sottolineato Sheik Abdo, è nata dagli stessi siriani ora profughi in Libano e non è fatta in quanto oppositori del regime, ma in quanto cittadini che vogliono la pace per il loro paese.

La mia aspettativa per oggi è di portare a voi la voce di questa gente che non è ascoltata: qui non sto parlando da siriano, ma da essere umano, perchè questa guerra riguarda tutti noi.”. L’augurio è che la Siria torni presto ad essere, come si augura Sheik Abdo, un paese “che rappresenti tutti”.

Oltre a questo evento pubblico, grazie al Forum trentino per la pace e i diritti umani è stato possibile far incontrare Sheik Abdo con Carlotta Sami, rappresentante dell’UNHCR per il Sud Europa che si trovava a Trento in occasione della presentazione del libro “Anche Superman era un rifugiato”. I due hanno quindi avuto modo di conoscersi e di discutere insieme sulla difficile situazione del popolo siriano, nella speranza che l’Onu possa appoggiare ufficialmente la proposta di pace.

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VICINO ORIENTE: TRACCE DI NON VIOLENZA IN CONTESTI DI GUERRA

Il Forum trentino per la pace e i diritti umani ha ospitato Hussain Shaban, professore e vicerettore dell’Università della nonviolenza e dei Diritti umani a Beirut, in un incontro di confronto e dialogo con Massimiliano Pilati, presidente del Forum, e Adel Jabbar, relatore e traduttore del dibattito.

Il professore ha come obiettivo quello di divulgare la cultura della nonviolenza attraverso studi e ricerche accademiche, tesi universitarie, formazioni di insegnanti e professori ma anche di uomini di religione e politici. Egli ha sottolineato l’importanza dell’educazione di giovani per sostenere la cultura della nonviolenza proprio per questo, in Libano, la materia è stata introdotta in tutti i gradi e ordini scolastici.

Shaban divulga la cultura della nonviolenza come strumento per agire nei nostri giorni, caratterizzati da un agire e un pensiero contrario, questa filosofia include il dialogo, la convivenza, la pace e l’attenzione ai diritti umani. Una società, come quella del Vicino Oriente, caratterizzata da disuguaglianze economiche e sociali, estremismo, fanatismo e integralismo diventa terreno fertile per pratiche e ideologie violente. Più le società sono arretrate più le pratiche violente possono radicarsi; è bene capire, secondo Shaban, che l’unico criterio per misurare lo sviluppo e il progresso di un territorio è il riconoscimento o meno dei diritti umani. Chi esercita ideologie violente – afferma il professore – fa del male non solo agli altri, togliendo loro umanità, ma anche a se stessi andando a diminuire la propria (e altrui) dignità umana.

Purtroppo queste ideologie non sono diffuse solo nelle società arabe, anche in quelle occidentali la pratica della violenza è diffusa: i mezzi utilizzati sono quelli di informazione e i mass media che, non presentando le notizie in modo oggettivo, o presentandone solo una parte, diventano strumenti che incitano alla violenza e all’odio e soprattutto raggiungono le persone con un estrema facilità. Per affrontare tale situazione Shaban indica che la volontà e la coscienza sono gli strumenti nonviolenti che si possono utilizzare per opporsi alla violenza diffusa: “strumenti giusti per obiettivi giusti, il fine fa parte del mezzo. Non c’è pace con la violenza, con le disuguaglianze e senza dialogo. Tramite la cultura della nonviolenza si possono affrontare situazioni anche critiche perseguendo la pace, l’uguaglianza e i diritti di tutte le persone”.

70° dichiarazione universale dei diritti umani

 

Il 10 dicembre 2018 ricorre il 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Le varie realtà che in Trentino operano sui diritti umani nelle varie accezioni stanno predisponendo una serie di iniziative che rientreranno in un’unica cornice identificabile dal logo DIRITTI DOVERI, prodotto dal Sistema bibliotecario trentino.

Come Forum trentino per la pace e i diritti umani collaboriamo alla creazione di questo importante calendario che vuole divenire una vera e propria staffetta di eventi sul territorio provinciale.

Il fulcro è rappresentato dalla Maratona di lettura che  invita tutti i cittadini a partecipare  il 9 e 10 dicembre in sala Depero di Piazza Dante, per riflettere sul valore universale dei diritti dell’umanità e sulla necessità di declinare accanto ad essi i doveri di umanità.

L’iniziativa proposta dal Sistema bibliotecario trentino e dall’Ufficio provinciale competente, non vuole essere celebrativa ma intende proporsi come occasione di riflessione sulla validità universale dei diritti proclamati dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 1948 e sulla necessità di declinare, accanto ai diritti, i doveri di umanità.

Vuoi proporti per la maratona di letture?

Iscriviti qui

 

Vuoi tenerti aggiornato sull’iniziativa in generale e sugli eventi ?

https://www.cultura.trentino.it/Biblio/Rubriche2/70-dichiarazione-universale-dei-diritti-umani

 

per informazioni ulteriori scrivere a:

dirittidoveri2018@gmail.com o a biblio@provincia.tn.it

Trento: prima shelter city d’Italia

Dopo l’approvazione della mozione 190 del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento (consultabile qui), la quale impegna la giunta provinciale «ad attivare come Provincia di Trento sul proprio territorio programmi di protezione temporanea e training per Difensori dei diritti umani minacciati (su esempio delle “città rifugio” in Olanda e del programma di protezione del Paese Basco)», arriva anche l’approvazione del Consiglio Comunale, dove è stata approvata con 22 voti favorevoli e 3 astenuti.

La mozione che vede Trento diventare la prima shelter city (città rifugio) d’Italia prevede un periodo di protezione temporanea (dai 3 ai 9 mesi) per coloro che difendono i diritti umani nel mondo. Questo piccolo lasso di tempo ha un duplice obiettivo: permette, innanzitutto, al difensore dei diritti umani di avere un periodo di tregua, nel quale può “prendere fiato” per poi tornare nel suo paese d’origine a difendere la causa.
Infine, mette in risalto la figura del difensore, che godendo di visibilità internazionale è meno propenso a subire attacchi.

Si tratta di persone che agiscono pacificamente per la promozione e la protezione dei diritti umani. «Secondo la Dichiarazione delle Nazioni Unite siglata il 9 dicembre 1998, il Difensore dei diritti umani (Human Rights Defender) è un termine utilizzato per descrivere una persona che, individualmente o insieme ad altre, agisce per promuovere o proteggere i diritti umani in modo non violento. È un difensore chi si oppone a dittature e regimi oppressivi, chi si batte per la libertà di espressione, chi lotta contro la discriminazione e le ingiustizie, chi documenta abusi dei diritti umani e chi difende l’ambiente». Si può leggere nella mozione depositata.

Secondo il rapporto di Front Line Defenders, nel 2017 sono stati uccisi 312 difensori in 27 diversi paesi, di questi 312 «l’80% avvenne in Brasile, Colombia, Mexico e le Filippine[…], ma è la criminalizzazione l’elemento maggiormente scelto per ostacolare e delegittimare il loro lavoro, imprigionandoli spesso con false accuse» (Annual Report on Human Rights Defenders at Risk in 2017, pg 6).

«L’Unione europea, oltre ad avere predisposto una “Piattaforma di coordinamento per l’asilo temporaneo dei difensori dei diritti umani” (European Union Human Rights Defenders RE location Platform – EUTRP), ha fornito le linee guida per organizzare programmi di protezione dei difensori (Ensuring protection – European Union Guidelines on human rights defenders del 2004)» continua la mozione ricordando che alcuni paesi, come l’Olanda e la Spagna, hanno già aderito a questa piattaforma.
Con l’approvazione della mozione 190 in Consiglio Provinciale il 31 Gennaio 2018, e con la conferma arrivata pochi giorni fa nel Consiglio Comunale, per la prima volta in Italia un ente istituzionale si impegna concretamente per la protezione e la difesa degli attivisti internazionali, dopo un percorso che ha visto la collaborazione attiva tra enti locali e istituzionali (Yaku, Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, PBI Italia, Amnesty Trento, sono solo alcuni degli enti coinvolti) che ha portato alla discussione ed approvazione della mozione in Consiglio Provinciale prima, e in Consiglio Comunale poi. Un percorso che è stato elogiato anche a Padova dal Centro di Ateneo per i Diritti Umani, che ci ha invitato per condividere il percorso.

Un’iniziativa importante che speriamo possa prendere forma al più presto.

 

Trento approva la mozione per la protezione dei difensori dei diritti umani

Con grande soddisfazione il Forum trentino per la pace e i diritti umani comunica un importante risultato portato avanti grazie alla connessione fra l’attivismo delle associazioni e l’attenzione da parte delle istituzioni sul tema dei Difensori dei diritti umani.

E’ stato approvata da parte del Consiglio provinciale di Trento la mozione con oggetto “Protezione dei Difensori Dei Diritti Umani”.

Solo pochi mesi fa si era svolto a Trento un incontro di riflessione con i referenti nazionali della Rete “In Difesa Di” per pianificare le varie azioni da svolgere dopo l’approvazione da parte della Commissione Esteri della Camera, di una Risoluzione “Sulla tutela dei difensori dei diritti umani” nella quale si impegna il Governo a sostenere le iniziative a favore della tutela e protezione dei difensori dei diritti umani.

Come riporta Francesco Martone, attivista nel mondo del pacifismo e dei diritti umani, senatore dal 2001 al 2008, attualmente portavoce della rete In Difesa Di, questo è “un altro grande passo in avanti per la costruzione del sistema di protezione dei difensori dei diritti umani in Italia”.

Nel ringraziare chi su scala locale si è impegnato per questo importante risultato, in particolare i referenti dell’associazione Yaku e del Forum trentino per la pace e i diritti umani stesso, Martone sottolinea che questa “E’ la prima mozione in sostegno a programmi di protezione dei difensori dei diritti umani da parte degli enti locali in Italia”.

Ma chi sono i Difensori dei Diritti umani? Secondo la Dichiarazione delle Nazioni Unite (9 dicembre 1998) I difensori dei Diritti umani (Human Rights Defenders) sono quelle donne e quelli uomini che, individualmente o insieme ad altri, agiscono in modo pacifico per la promozione e la protezione di questi diritti.

A solo titolo di esempio è un difensore chi si oppone a dittature e regimi oppressivi, chi si batte per la libertà di espressione, chi lotta contro la discriminazione e le ingiustizie, chi documenta abusi dei diritti umani e chi difende l’ambiente. Sono il volto visibile di movimenti, organizzazioni, comunità, popoli che rivendicano i propri diritti.
Il tema della loro difesa è all’attenzione già da tempo.

E’ appunto dal 1998 che l’Onu ha adottato la Dichiarazione sui/sulle difensori/e dei diritti umani. L’Unione Europea, oltre ad avere predisposto una “Piattaforma di coordinamento per l’asilo temporaneo dei difensori dei diritti umani”, ha fornito le linee guida per organizzare programmi di protezione dei difensori. Anche alcuni paesi all’interno dell’unione europea Olanda, Irlanda, Paesi Bassi, hanno aderito a tale piattaforma. Malgrado questa attenzione internazionale i dati riportati dall’Organizzazione Non Governativa “Front Line Defenders” parlano di 280 persone uccise in 24 paesi nel solo 2016.

Come Forum trentino per la pace e i diritti umani manterremo forte l’impegno su questi temi attraverso la promozione di cultura di pace, anche in relazione al sostegno e alla solidarietà verso le esperienze internazionali delle Comunità di Pace.

Ci sembra molto importante che anche la Giunta provinciale si impegni nel 2018 per: sollecitare il Governo nazionale a elaborare accordi vincolanti per regolare le attività delle società transnazionali e delle imprese commerciali, riconoscendo e chiedendo il rispetto degli standard internazionali dei diritti umani negli accordi commerciali; sollecitare il governo nazionale ad aderire alla Temporary Relocation Platform dell’Unione Europea e attivare programmi di protezione e di training in modo da garantire la necessaria sicurezza del Difensore; ad aderire come Pat al sistema delle “città rifugio” per la collocazione temporanea e organizzare sul territorio programmi di protezione e di training per i Difensori dei Diritti Umani ospitati.

Cordiali saluti
Il presidente del Forum trentino
per la pace e i diritti umani
dott. Massimiliano Pilati

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Il testo della mozione può essere consultato qui:
https://www.consiglio.provincia.tn.it/doc/IDAP_881061.pdf?zid=d346d60c-767d-4418-88fe-dfde80d859a4