Dai bisogni alla ricerca: lo Sportello Antidiscriminazioni e INGRID

Si è tenuta presso la Sala Conferenze della Fondazione Caritro a Trento la presentazione dello Sportello Antidiscriminazioni di Trento, importante tassello sul territorio del progetto europeo INGRiD, Intersecting Grounds of Discrimination in Italy, promosso dal Centro per la Cooperazione Internazionale (CCI)  in collaborazione con il Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani e con il supporto del Comune di Trento.

Nato nel 2019 su iniziativa volontaria di un gruppo di cittadine e cittadini con competenze ed esperienze professionali maturate in ambiti diversi – dal diritto all’antropologia, dall’informatica alle scienze sociali – lo Sportello antidiscriminazioni di Trento è divenuto un servizio essenziale sul territorio contro le discriminazioni di ogni natura (etnica, religiosa, sessuale, di genere, per disabilità o per età, etc.). 

Punto di forza dello Sportello è l’adozione di un approccio intersezionale attento alle tante dimensioni che compongono l’identità individuale e che spesso determinano specifiche dinamiche di discriminazione, svantaggio, esclusione. Chiara Lucchini, presidente dello Sportello, ha ricordato come lo Sportello sia nato dalla necessità di avere sul territorio un luogo di ascolto e sostegno alle vittime di discriminazione. “Lo Sportello è nato dall’esperienza reale di una cittadina che non sapeva a chi rivolgersi per segnalare la discriminazione subita e trovare uno sbocco, un sostegno, una forma di riparazione. Grazie al progetto Ingrid, lo Sportello può crescere e fare un salto di qualità in termini di risorse, radicamento territoriale, collaborazioni e reti, anche internazionali.” 

“Oggi una persona che subisce una discriminazione in Trentino ha una possibilità in più”, ha sottolineato Chiara Lucchini ricordando come l’approccio sin da subito intersezionale dello Sportello permette di dare ai casi segnalati una risposta più completa, che tenga conto della specificità e complessità delle situazioni specifiche.

E’ intervenuta anche Chiara Maule, Assessora con delega alle politiche sociali, abitative e familiari del Comune di Trento, che ha sostenuto il progetto Ingrid sin dall’inizio. L’assessora ha espresso soddisfazione per le modalità con cui i soggetti del territorio hanno saputo raccogliere esigenze e bisogni reali, costruendo un progetto europeo che possa dare risposte alle cittadini e ai cittadini, in particolare ai gruppi più vulnerabili. Ha  sottolineato inoltre la necessità di un intervento di questo tipo, anche a fronte dell’aumento dei casi di discriminazione e intolleranza che si registra negli ultimi anni. Nel ribadire l’impegno del Comune di Trento sui temi dell’inclusione e la disponibilità a collaborare a sostegno dello Sportello, l’Assessora ha richiamato alla necessità di ricostituire un’idea di complessità dei problemi e dell’intervento sociale di fronte a slogan che troppo spesso propongono soluzioni facili a problemi complessi – una complessità di sguardo che il progetto Ingrid con la sua prospettiva intersezionale riconosce pienamente.

A proposito dell’aumento di casi di discriminazione e intolleranza, Katia Malatesta, Vicepresidente del Forum Trentino per la Pace e i Diritti umani, ha illustrato alcuni dati preoccupanti, che secondo alcuni recenti monitoraggi, come quello della Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa o il Barometro dell’odio curato da Amnesty International, sono in aumento. “La pandemia ha portato alla luce la gravità e l’ampiezza di vecchie e nuove disuguaglianze che hanno peggiorato la condizione e l’accesso ai diritti di cittadinanza da parte dei gruppi più vulnerabili”, ha sottolineato Katia Malatesta, che ha voluto anche ribadire il convinto sostegno che il Forum, anche in virtù del suo ruolo di ponte tra istituzioni e società civile, ha dato allo Sportello e al progetto Ingrid sin dall’inizio, encomiando l’impegno volontario di cittadine e cittadini che si mettono in gioco in prima persona per fare la differenza.

Lo Sportello Antidiscriminazioni si inserisce nella cornice di un progetto più ampio, il progetto europeo Ingrid promosso dal Centro per la Cooperazione Internazionale che ha l’obiettivo di migliorare gli strumenti di tutela, aumentare la consapevolezza sulle discriminazioni nascoste e giungere a una piena realizzazione dei diritti di cittadinanza. Attraverso attività di ricerca, formazione, scambio di buone pratiche e sensibilizzazione, il CCI e la sua rete di partner promuovono un approccio innovativo che attraverso la “messa in pratica” dell’intersezionalità mira a una più efficace tutela contro tutti gli atti discriminatori. 

In conferenza stampa, Rossella Vignola, coordinatrice del progetto ha ricordato i passaggi che hanno portato all’incontro tra il CCI e lo Sportello e all’incubazione di un progetto più ampio: “Anche grazie ad un finanziamento europeo, il Centro ha saputo raccogliere e valorizzare l’esperienza di cittadinanza attiva nata dal basso grazie ad un gruppo di volontarie e volontari accompagnandola in un percorso di crescita, scambio di buone pratiche con altri territori italiani interessati dalle attività del progetto (Alto Adige, Veneto, Liguria, Marche) e proiezione europea e internazionale”. 

Ricordando come la cifra del progetto Ingrid sia la prospettiva intersezionale, Rossella Vignola ha rievocato la metafora dell’incrocio stradale che sta all’origine del termine nella sua prima formulazione ad opera della studiosa e attivista afro-americana Kimberlé Crenshaw, che con questo neologismo cercava una rappresentazione dei tanti fronti su cui un soggetto, al centro di un incrocio di identità (genere, colore della pelle, origine etnica, status economico e sociale, orientamento sessuale, disabilità, etc.) è esposto simultaneamente, trovandosi in una situazione di grande vulnerabilità, che porta a forme di esclusione, discriminazione e svantaggio specifiche e particolari. 

Vignola si è poi soffermata sul problema dell’under-reporting, ovvero la tendenza delle vittime a non denunciare le discriminazioni subite,  e sull’assenza di dati, soprattutto territoriali, sulle discriminazioni e i fenomeni di odio sottolineando la necessità di rimediare a questa carenza: “Lo Sportello ci aiuterà anche nell’emersione dei casi e nella messa a punto di un sistema di raccolta dati perché non avere dati non sia la scusa per affermare che il problema non esiste”.

Il lavoro di formazione che il CCI svolgerà sui temi del progetto Ingrid,  si inscrive nell’ottica dell’Educazione alla cittadinanza globale, al centro delle pratiche formative del Centro, grazie all’adozione di un approccio critico e sistemico alle disuguaglianze. Questo impegno nel considerare la dimensione globale delle disuguaglianze si riflette inoltre sulla promozione dell’Obiettivo 10 dell’Agenda 2030 dell’ONU (Ridurre le disuguaglianze) su cui il Centro promuove informazione, dibattito, formazione. 

Oltre alle specifiche attività di ascolto, orientamento e supporto alle persone che hanno subito una discriminazione o che ne sono state testimoni, lo Sportello s’impegna in attività di advocacy e sensibilizzazione contro le discriminazioni intersezionali e, coerentemente con il suo focus, promuove e facilita un coordinamento tra i servizi esistenti onde favorirne lo scambio di buone pratiche e potenziare l’efficacia delle iniziative in atto in una prospettiva non settoriale ma integrata del contrasto alla discriminazione.

Lo Sportello ha ideato una procedura standard del tutto anonima per la raccolta delle segnalazioni capace di garantire il rispetto della privacy e consentire, al contempo, un intervento immediato. In attesa di trovare una sede idonea (che non presenti alcuna barriera architettonica), la segnalazione e la successiva presa di contatto con il/la segnalante avvengono tramite l’indirizzo e-mail dello Sportello (info@antidiscriminazioni.trento.it), un numero telefonico attivo dal lunedì al sabato (0461 1531201); il modulo on-line presente sulla pagina web dello Sportello (www.antidiscriminazioni.trento.it).

Per informazioni

SPORTELLO ANTIDISCRIMINAZIONI DI TRENTO

 Giorgia Decarli, coordinatrice Sportello

info@antidiscriminazioni.trento.it 

CENTRO PER LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Rossella Vignola, coordinatrice progetto Ingrid

rossella.vignola@cci.tn.it

Il Trentino contro le discriminazioni

Martedì 23 novembre il Centro per la Cooperazione Internazionale ed il Forum Trentino per la Pace e i Diritti umani presenteranno lo Sportello Antidiscriminazioni di Trento, tra le principali attività in corso in Trentino nell’ambito del progetto europeo Ingrid – Intersecting Grounds of discrimination in Italy.

Il ruolo e l’operato dello Sportello Antidiscriminazioni viene così rilanciato dalla collaborazione tra CCI e Forumpace che presenteranno il progetto al pubblico martedì 23 novembre dalle ore 11:00 alle ore 12:30 presso la Sala Conferenze della Fondazione Caritro, Via Calepina 1, a Trento.

La presentazione sarà introdotta da Rossella Vignola (Centro per la Cooperazione Internazionale) e vedrà la partecipazione di Chiara Maule, Assessora per il Comune di Trento con delega in materia di politiche sociali, familiari ed abitative, Chiara Lucchini, Presidente dello Sportello Antidiscriminazioni e Katia Malatesta, Vice-Presidente del Forum Trentino per la Pace e i Diritti umani.

A causa delle misure di prevenzione e contenimento della diffusione del virus Covid-19, per partecipare all’evento sarà necessario il Green Pass. 

L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sui profili Facebook del Centro per la Cooperazione Internazionale e dello Sportello Antidiscriminazioni di Trento.

Lo Sportello Antidiscriminazioni

Nato nel 2019 su iniziativa volontaria di un gruppo di cittadine e cittadini con competenze ed esperienze professionali maturate in ambiti diversi – dal diritto all’antropologia, dall’informatica alle scienze sociali – lo Sportello antidiscriminazioni di Trento è divenuto un servizio essenziale sul territorio contro le discriminazioni di ogni natura (etnica, religiosa, sessuale, di genere, per disabilità o per età, etc.). Punto di forza dello Sportello è l’adozione di un approccio intersezionale attento alle tante dimensioni che compongono l’identità individuale e che spesso determinano specifiche dinamiche di discriminazione, svantaggio, esclusione. 

Ascolto e supporto alle vittime, emersione di casi e raccolta dati sulla dicriminazione, advocacy e iniziative di sensibilizzazione sono le aree in cui lo Sportello interverrà anche in collaborazione con la rete dei servizi e delle/i professioniste/i sul territorio, intrecciando e valorizzando esperienze e competenze utili a costruire una solida comunità di pratiche locale idonea a fornire ai destinatari del servizio tutto il supporto necessario. 

In attesa di una sede priva di barriere architettoniche, lo Sportello è raggiungibile  telefonicamente dal lunedì al sabato al numero 0461 1531201 e in qualsiasi momento all’indirizzo email info@antidiscriminazioni.trento.it e attraverso la pagina webhttp://www.antidiscriminazioni.trento.it.

Il progetto INGRID

L’iniziativa si inserisce nell’ambito del progetto Ingrid cofinanziato dall’Unione europea nella cornice del Programma “Diritti, Uguaglianza, Cittadinanza” 2014-2020. Ingrid intende contribuire al pieno riconoscimento della complessità delle dinamiche di esclusione e discriminazione che interessano in particolare i gruppi più vulnerabili. L’obiettivo è migliorare gli strumenti di tutela, aumentare la consapevolezza sulle discriminazioni nascoste e giungere a una piena realizzazione dei diritti di cittadinanza. Attraverso attività di ricerca, formazione, scambio di buone pratiche e sensibilizzazione, il CCI e la sua rete di partner promuovono un approccio innovativo che attraverso la “messa in pratica” dell’intersezionalità mira a una più efficace tutela contro tutti gli atti discriminatori. 

Per informazioni

SPORTELLO ANTIDISCRIMINAZIONI DI TRENTO

 Giorgia Decarli, coordinatrice Sportello

info@antidiscriminazioni.trento.it 

CENTRO PER LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Rossella Vignola, coordinatrice progetto Ingrid

rossella.vignola@cci.tn.it

Diritti civili, ripartiamo dal nostro territorio

Lettera del nostro Presidente Massimiliano Pilati pubblicata su l’Adige del 02/11/2021

Su L’Adige di oggi, 31 ottobre, il direttore Faustini così commenta la sconcertante scena degli applausi per la riuscita della “tagliola” sul ddlzan: “Quando le istituzioni diventano un bar ai confini del mondo, a prescindere dalle forze politiche che lo trasformano in tale teatro incivile, a perdere siamo tutti noi: politica (sempre più lontana), senso dello Stato (sempre più calpestato), cittadini (sempre più sconcertati).

Da anni sono impegnato nella lotta per i diritti umani, per una società più equa, per la pace e per il disarmo. Purtroppo spesso capita che le battaglie politiche che porto avanti non vengano accolte dalle istituzioni alle quali mi rivolgo, è una cosa che chi lotta mette in conto e si va avanti comunque agendo per un cambiamento positivo della nostra Società.

Raramente però mi è capitato di assistere alla scena in cui parte dei rappresentanti della istituzione più alta della nostra Repubblica, dopo aver “bocciato” il ddl Zan, hanno schernito e offeso con la loro schiamazzante esultanza le persone che speravano invece che il ddl Zan diventasse legge per sentirsi più protetti e sicuri. PERSONE, non gay, non lesbiche, non trans, non disabili (lo sappiamo vero che si parlava anche di abilismo nel ddl Zan??) ma PERSONE. Persone con una loro dignità, un loro vissuto.

Giustamente si può essere in disaccordo con lo stile di vita che una persona sceglie per se, ma non dovrebbe mai mancare il rispetto nei suoi confronti, soprattutto da parte di chi dovrebbe invece rappresentare tutte le italiane e gli italiani, TUTTE, TUTTI (o, se vogliamo imparare ad essere inclusivi partendo dal nostro linguaggio, TUTTƏ) nessuno escluso.

In questi giorni in tutta Italia (e martedì 2 novembre anche a Trento) si stanno tenendo nelle piazze italiane numerose manifestazioni di rabbia, sdegno e denuncia di quanto successo l’altro giorno in Senato. Molte persone si sentono ferite da quanto successo e giustamente vogliono esprimere queste loro emozioni nella piazza. E’ giusto, io, pur non potendo partecipare, sarò con loro. E’ il momento di chiedere rispetto e di far valere la dignità di tutte le cittadine e i cittadini del nostro Paese. In questi giorni ho parlato con molte amiche e amici LGBT+ e ho percepito in loro tanta delusione, rabbia, senso di abbandono e sfiducia nelle nostre istituzioni.

Per questo mi permetto di lanciare un appello alle istituzioni più vicine a noi cittadini: ai nostri Comuni, alla nostra Provincia. Diamo un segnale a queste persone, facciamo sentire loro la nostra vicinanza, non solo simbolica. Pensiamo a dei dispositivi che possano andare loro incontro e soprattutto stimoliamo e facciamo pressione sul Governo e sul Parlamento nazionale perché non accadano più cose del genere e perché finalmente si pensi a tutelare parte della nostra società civile che non si sente ne rispettata ne tutelata.

La maggioranza del nostro Paese trova assolutamente normale questo. Si badi bene, non è solo una questione politica, è anche cosa culturale e infatti nell’appellarmi alle nostre istituzioni territoriali penso anche alla necessità di portare nelle nostre valli e nelle nostre case i temi dei diritti civili, del rispetto per l’altro (chiunque esso sia) e si contribuisca a creare un sereno clima di convivenza.

Nelle recenti elezioni amministrative tenutesi in varie parti d’Italia abbiamo assistito ad un pericoloso segnale di abbandono del voto da parte di moltissime persone, recuperiamo la fiducia dei cittadini e delle cittadine (TUTTƏ) nelle istituzioni, partiamo dal nostro territorio, partiamo dal Trentino.

Massimiliano Pilati
Presidente Forum trentino per la pace e i diritti umani

Contro il ddl Zan, una scelta irresponsabile

Il Forum trentino per la pace e i diritti umani esprime tutto il suo sdegno di fronte alla scelta di affossare il ddl Zan, ieri, al Senato. La rabbia di fronte a questa scelta appartiene a tutti e tutte coloro che credono nei valori antifascisti dell’uguaglianza e della solidarietà e osservano, sgomenti, come per l’ennesima volta una legge di giustizia, contro le discriminazioni o per riconoscere diritti a coloro a cui sono negati, viene fermata con campagne di disinformazione che inquinano i pozzi e rendono il nostro dibattito pubblico ciò che conosciamo.

Il voto segreto ha testimoniato ulteriormente la correttezza di un vecchio adagio per cui la società, spesso, sia “più avanti” delle istituzioni: con 154 voti a favore, 131 contrari e 2 astenuti, un disegno di legge pensato per tutelare persone sistematicamente soggette ad abusi nella nostra società è stato rinviato a data da destinarsi. Una data che, con ogni probabilità, non si presenterà in questa legislatura.

Sebbene si sia parlato più volte in aula di “legge liberticida”, ricordiamo quanto espresso dall’articolo 4 del disegno di legge: “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Quali libertà vengono messe in pericolo?

Questa norma, tra le più contestate nel corso del dibattito parlamentare, sceglie di tutelare il pluralismo delle idee garantendo sempre e comunque la tutela effettiva contro ogni atteggiamento discriminatorio e violento. Una norma minima, di buon senso, che non dovrebbe essere messa in discussione se non per il timore di veder diminuito un potere che, ad oggi, rimane lo status quo: quello di poter discriminare.

Accanto al dibattito, gli applausi scroscianti che hanno accolto l’esito della votazione sono un’ulteriore pagina surreale della nostra storia parlamentare: una reazione che testimonia l’indifferenza nei confronti di questi temi e sottolinea la loro strumentalità, in questa come in altre stagioni politiche, per scontri che nulla hanno a che vedere con il riconoscimento di tutele o di diritti ma, piuttosto, altri scenari politici, come moltissimi osservatori stanno evidenziando in queste ore.

Come Forumpace, insieme alle nostre associazioni e alle realtà che fanno parte dell’Assemblea, continueremo ad operare, ogni giorno, per realizzare progetti che portino ad una maggiore consapevolezza e che lottino attivamente contro ogni forma di discriminazione: tra questi, siamo parte del progetto INGRID che sostiene e rafforza lo Sportello Antidiscriminazioni di Trento e siamo attivi, insieme al Centro per la Cooperazione Internazionale, nell’elaborazione di uno studio sull’hate speech in Provincia.

Azioni di sistema che continueranno ad affiancarsi al nostro sostegno, sincero e quotidiano, a tutte quelle realtà, a partire da Arcigay del Trentino, che ogni giorno lottano per riaffermare in concreto i valori di uguaglianza e solidarietà posti alla base della nostra Costituzione antifascista, gli stessi cui il ddl Zan fa e farà sempre riferimento.

Massimiliano Pilati

Presidente del Forum trentino per la pace e i diritti umani

Dove iniziano i diritti umani?

In piccoli luoghi, vicino a casa, così vicini e così piccoli che non si possono vedere su nessuna carta del mondo. Eppure si tratta del mondo della singola persona, il vicinato in cui vive, la scuola o università che frequenta, la fabbrica, la ditta o l’ufficio in cui lavora. Questi sono i luoghi in cui ogni uomo, donna e bambino cercano giustizia, opportunità e dignità uguali, senza discriminazione. A meno che questi diritti non abbiano un significato in questi ambiti, essi avranno poco significato altrove. Senza attività coordinate dei cittadini per far sì che questi diritti vengano seguiti nel proprio ambiente, cercheremo invano progressi nel più vasto mondo.”

Questa citazione di Eleanor Roosevelt ci ricorda come i diritti umani siano una questione che bisogna affrontare ogni giorno, nel quotidiano, e non bisogna mai dare per scontata neppure in territori che non sembrano dover essere chiamati in causa, come il Trentino. 

Così la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, diventa un testo guida, un faro che ci indica la meta ideale, ancora molto lontana, da raggiungere e nella quale stabilirsi saldamente senza tornare mai più indietro. 

La dichiarazione firmata nel 1948 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha un carattere esecutivo molto complesso che si scontra molto spesso con le interpretazioni di ogni magistratura e la sovranità degli Stati che l’hanno firmata. Daria De Pretis, giurista, accademica, avvocata, giudice della Corte costituzionale della Repubblica Italiana, ci spiega infatti come c’è bisogno di un continuo dialogo tra le varie corti per concretizzare i vari diritti enunciati, che nonostante abbiano valore giuridico sono in molte parti non ancora attuati. 

Questo è dovuto non solo alla grande complessità della relazione tra diritto Internazionale e nazionale, ma anche alla difficoltà di percepire la mancanza di un diritto, dovuta all’ignoranza, all’accettazione di determinate condizioni o semplicemente dall’impossibilità di fare altrimenti. 

Una delle critiche rivolte verso i diritti umani, è quella di essere una concezione puramente occidentale figlia dell’imperialismo bianco. A questa critica, Elisa Bertò, filosofa, ci risponde raccontando un importante episodio avvenuto nel 1968. L’allora direttrice del dipartimento di filosofia dell’Unesco, aveva chiesto a tutti i paesi membri di inviare testi di qualsiasi epoca, qualsiasi stile espressivo prima del ‘48 in cui si manifestasse un qualsiasi  senso o concezione di diritti umani. Arrivarono testi da tutti gli angoli della terra, dal 3000 a.c. fino al 1948 nelle più svariate forme artistiche e fu impressionante constatare le straordinarie similitudini che si ritrovarono anche nelle culture più diverse e lontane. 

Di diritti umani se ne parla da 5mila anni, ma non è ancora abbastanza. 

Di questo ci hanno parlato Simone Alliva giornalista di inchiesta….  e Franco Grillini ..attivista e presidente onorario Arcigay grazie alla moderazione di Carla Maria Reale, Commissione provinciale per le Pari Opportunità tra donna e uomo

Oggi la questione lgbt è sulla bocca di tutti, per fortuna, ma non è stata ancora assimilata dalla maggior parte della popolazione e per questo bisogna ancora lavorarci, discuterne, parlarne e cercare di sensibilizzare le persone sull’accettazione della diversità di genere. 

Dopo millenni di separazione netta e duale dei generi, quello che stiamo vivendo ora è una rivoluzione gentile, che come racconta Franco Grillini è partita come atto di coraggio e incoscienza di pochi, che in un contesto nel quale la parola omosessuale era innominabile, hanno intrapreso il cammino, non libero da ostacoli, verso la libertà.

Un cammino che portò,nel 1990, alla cancellazione dell’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali da parte dell OMS, ricorda Simone Alliva

Tuttavia il percorso è ancora lungo e faticoso, ma tutti possiamo e dobbiamo fare qualcosa per arrivare a raggiungere una reale libertà sia individuale che collettiva, non solamente una libertà di agire, ma soprattutto una libertà di essere. 

“La questione della diversità non riguarda solamente le persone omosessuali, ma tutti. Tutti devono trovare un posto dove possono sentirsi se stessi.Questa è la grande rivoluzione culturale.” Franco Grillini

Torna Liberi&Libere di Essere

Dal 4 maggio al 3 giugno torna “Liberi e Libere di Essere”, la rassegna di eventi a tema LGBTI+ promossa da Arcigay del Trentino con altre associazioni del territorio.

Dieci gli incontri in calendario, organizzati per celebrare il 17 maggio – Giornata internazionale contro l’omobitransfobia – e per promuovere la cultura dell’inclusione. Tanti i temi proposti: si parlerà di bisessualità, famiglie arcobaleno, linguaggio inclusivo, coming out sul luogo di lavoro, amore e diritti, violenza di genere online, letteratura per l’infanzia, diritti LGBTI+, pregiudizi e stereotipi su orientamento sessuale e identità di genere. Gli appuntamenti saranno proposti in parte online e in parte in presenza.

Un programma ricchissimo, che rilancia il dibattito sui linguaggi e sulla cultura, sul lavoro e sulle lotte della comunità LGBTI+, contro pregiudizi e stereotipi.

CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI (clicca sui titoli per approfondire)

Forum Pace e CNCA del Trentino chiedono che si trovino soluzioni per le persone senza dimora

A seguito del drammatico incendio avvenuto martedì 30 marzo a Trento che ha distrutto completamente il riparo di fortuna che “ospitava” una ventina di persone, sorgono spontanee alcune riflessioni.

La prima considerazione è legata all’uso delle parole che troppo spesso si leggono e si sentono sui nostri media. Ancora una volta, appena saputo dell’incendio, e senza che si avessero informazioni certe su chi fossero gli “abitanti” della struttura abbiamo letto la parola: “clandestini”. Ormai clandestino è una definizione che ha quasi solo valenza politica (negativa).

In realtà invece la quasi totalità delle persone che occupavano la struttura (provenienti in maggioranza dal Pakistan ma anche da Marocco e Nigeria) erano richiedenti protezione internazionale e senza dimora. Alcuni in attesa di entrare nel sistema di accoglienza e altri lo avevano dovuto lasciare. Sono persone riconosciute come portatrici di diritti sanciti dalla Costituzione e dalle normative vigenti. Ma forse ‘clandestini’ lo sono nel concreto perché questo silenzio, questo voltare la faccia, questo continuo negarne l’esistenza spingono donne e uomini in quella clandestinità che si determina con l’indifferenza e il rifiuto; due modalità di gestione alimentate ad arte per generare le paure e il rancore nel quale scavare per costruire il consenso.

L’incendio ha portato nuovamente alla luce il problema non più rinviabile dei senza dimora a Trento: molte delle persone che si rifugiavano nella struttura abbandonata in via Lungadige a Trento erano stati ospiti dei dormitori che sono stati chiusi in questi giorni.

Non si tratta di un’emergenza, né tantomeno di un fenomeno legato al freddo: sono persone che non hanno un tetto, che non hanno accesso ad un diritto basilare, allo strumento fondamentale per vedere i propri diritti tutelati.

Non si dovrebbe aspettare la tragedia prima di capire che si deve cercare di dare una risposta abitativa a chi è in attesa di essere inserito nei progetti di accoglienza ministeriali: è nell’interesse di tutti, banalmente anche di chi dovrebbe usufruire dei servizi di bassa soglia “in quanto tali” e magari non trova posto perché occupato da chi dovrebbe vedere i propri diritti tutelati da altri percorsi.

Ci preoccupa, dovrebbe preoccupare tutti, il vedere messi in competizione e in contrapposizione bisogni, povertà, vulnerabilità. Le risposte, doverose, non devono avvenire in una sorta di guerra tra poveri, ma garantendo a tutti, italiani e immigrati, giovani e anziani, la tutela dei diritti essenziali.

Salutiamo positivamente l’empatia e la disponibilità dimostrate martedì dall’Assessora comunale Maule, fermatasi a discutere con le persone che nell’incendio hanno perso i loro pochi effetti personali e con le attiviste e gli attivisti del Centro Sociale Bruno, del Gioco degli Specchi e delle altre organizzazioni che stanno seguendo la vicenda e fornendo prezioso supporto ai ragazzi rimasti senza nulla. Riteniamo fondamentale la volontà dell’Assessora e del Comune di Trento di voler risolvere la situazione, ma diventa a questo punto necessario che la Provincia risponda finalmente alle numerose sollecitazioni inviate da più parti sull’argomento.

Una comunità di cura è fondata sul mutuo soccorso, su un uso consapevole e collettivo dello spazio pubblico, sulla condivisione delle risorse e su una democrazia di prossimità aperta a tutte e a tutti.

Da questa consapevolezza deve partire – ora e subito – l’azione delle istituzioni e del terzo settore: è un’urgenza non più rimandabile. Lo vediamo da anni, è diventato ancor più evidente un anno fa, all’esplodere della pandemia, e lo ripetiamo oggi: una società può essere sicura solo se sa prendersi cura di tutte le persone che la abitano. Serve agire e serve farlo ora: per pensare al prossimo inverno e per mettere in campo azioni che siano significative anche per i prossimi anni.

Massimiliano Pilati – Presidente Forum trentino per la pace e i diritti umani
Claudio Bassetti – Presidente CNCA

Un report annuale sull’odio online: l’incarico al Forum

Al Forum per la Pace il compito di realizzare un report annuale sull’odio online e per la promozione di campagne di comunicazione sociale via radio.

Questa la decisione ​del Consiglio provinciale che, il 24 marzo, ha approvato all’unanimità quattro risoluzioni promosse in contrasto al linguaggio d’odio e alla violenza verbale.

Questo tema si inserisce in un lavoro che il Forum conduce da sempre in contrasto ad ogni forma di linguaggio d’odio e di violenza verbale: su questi temi, infatti, si era già espresso in relazione alla necessità di promuovere un osservatorio di monitoraggio dell’hate speech, tema di cui il Forum si occupa da anni.

Contrastare e prevenire le attestazioni di hate speech oggi è quanto mai necessario e urgente.

Recentemente, il Forumpace, con la collaborazione proprio del Consiglio Provinciale e del Centro per la Cooperazione Internazionale, ha proposto un primo corso interattivo con l’obiettivo di riconoscere e analizzare i discorsi d’odio: il programma INGRID, infatti, si pone l’obiettivo di contrastare le discriminazioni multiple e intersezionali.