Gun Violence #neveragain

Sono le 14.21 del 14 febbraio 2018, è il giorno di San Valentino, il diciannovenne Nikolas Cruz entra nell’edificio della Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland negli Stati Uniti. Nikolas, ex studente della scuola, comincia a sparare con un fucile d’assalto AR-15 calibro 223 verso studenti e personale scolastico uccidendo 17 persone. Per compiere il suo massacro impiega esattamente 6 minuti e 20 secondi.
Un mese e 10 giorni dopo, alla stessa ora, Emma Gonzales, superstite della strage, prende la parola da un palco di Washington DC (capitale degli USA) davanti ad un’oceanica manifestazione composta da un milione di persone. Dopo un breve discorso in cui elenca una ad una le vittime di Parkland Emma trascina i partecipanti in un interminabile momento di silenzio: 6 minuti e 20 secondi.

Emma Gonzales, Jaclyn Corin, Alex Wind, Cameron Kasky, David Hogg, tutti studenti della scuola, all’indomani della strage hanno creato in pochissimo tempo un fortissimo movimento di pressione che ha organizzato il movimento #neveragain (mai più) che richiede con forza delle regole più stringenti per la vendita delle armi da fuoco e che in pochi giorni ha organizzato varie manifestazione tra cui quella oceanica del 24 marzo a Washington e in varie altre città americane.

L’opinione pubblica americana, tristemente abituata a periodiche stragi, si è accorta ben presto che questa mobilitazione nonviolenta non è una delle solite che ben presto si spengono. Anche i media danno spazio a questi ragazzi, tanto che il Time ha dedicato loro una copertina.

copertina time neveragain

Ma quello delle periodiche stragi compiute con armi automatiche è solo la punta dell’iceberg; negli USA infatti il numero dei morti per mano delle “armi leggere” è impressionante, una vera e proprie ecatombe tanto che è più pericoloso andare a scuola che in guerra: in quindici anni di occupazione militare in Iraq sono morti 4.500 soldati statunitensi, mentre in patria ogni anno ci sono 30.000 morti da armi da fuoco.
[…]

Solo due giorni prima della strage di Parkland l’amministrazione Trump ha presentato una proposta per il budget del 2019 in cui, tra le altre cose, verrebbero tagliati milioni di fondi federali per i programmi che servono a prevenire i crimini nelle scuole e ad assistere le vittime.
Eppure, dicevamo, qualcosa sta cambiando. Sono sempre più le imprese degli Stati Uniti che dichiarano che smetteranno di finanziare la NRA e sempre più persone, anche famose, si esprimono pubblicamente perché vi siano leggi meno permissive.
Gli stessi ragazzi del movimento #neveragain, molti dei quali ancora non votano, dichiarano pubblicamente che appena potranno votare metteranno al centro delle loro scelte la posizione dei politici rispetto alle armi.

E in Italia?
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Nowruz: il capodanno Persiano

Il Nowruz (chiamato anche Nawruz, Norouz, Nevruz o Newroz a seconda della lingua o del dialetto di riferimento) è un patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’UNESCO dal 2010. Il capodanno persiano, che quest’anno coincide con le 17.30 del 20 Marzo è un rito che simboleggia l’inizio della primavera e lo sfociare di un nuovo anno legale.
Il termine Nawrūz deriva dall’unione di due parole antico-persiane: nava (nuovo) e rəzaŋh (giorno), e significa perciò “nuovo giorno” e risale a circa 15.000 anni fa, quando il re persiano Yima la instituì per celebrare l’arrivo della primavera. Questa tradizione è rimasta fino ai nostri giorni, dove viene celebrata da tantissimi popoli: Afghanistan, Turchia, Albania, Bosnia, Iran, Georgia, Tagikistan, Uzbekistan, Kazakistan ed Azerbaigian per citarne alcuni.

Il 20 Marzo 2018 si è festeggiato, presso la Bookique, la quinta edizione di questa festa a Trento, che ha visto la collaborazione del Comune di Trento, il Forum, Sociocinema, gli Studenti iraniani UNITN, Il Gioco degli Specchi ed Arci Paho.
Durante i festeggiamenti è stato piantato un albero di Melograno, nel parco adiacente alla Bookique, come simbolo di pace, per tramandare questo momento di convivialità e intercultura.

Felice primavera, felice 1397, felice Nowruz.

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Trento approva la mozione per la protezione dei difensori dei diritti umani

Con grande soddisfazione il Forum trentino per la pace e i diritti umani comunica un importante risultato portato avanti grazie alla connessione fra l’attivismo delle associazioni e l’attenzione da parte delle istituzioni sul tema dei Difensori dei diritti umani.

E’ stato approvata da parte del Consiglio provinciale di Trento la mozione con oggetto “Protezione dei Difensori Dei Diritti Umani”.

Solo pochi mesi fa si era svolto a Trento un incontro di riflessione con i referenti nazionali della Rete “In Difesa Di” per pianificare le varie azioni da svolgere dopo l’approvazione da parte della Commissione Esteri della Camera, di una Risoluzione “Sulla tutela dei difensori dei diritti umani” nella quale si impegna il Governo a sostenere le iniziative a favore della tutela e protezione dei difensori dei diritti umani.

Come riporta Francesco Martone, attivista nel mondo del pacifismo e dei diritti umani, senatore dal 2001 al 2008, attualmente portavoce della rete In Difesa Di, questo è “un altro grande passo in avanti per la costruzione del sistema di protezione dei difensori dei diritti umani in Italia”.

Nel ringraziare chi su scala locale si è impegnato per questo importante risultato, in particolare i referenti dell’associazione Yaku e del Forum trentino per la pace e i diritti umani stesso, Martone sottolinea che questa “E’ la prima mozione in sostegno a programmi di protezione dei difensori dei diritti umani da parte degli enti locali in Italia”.

Ma chi sono i Difensori dei Diritti umani? Secondo la Dichiarazione delle Nazioni Unite (9 dicembre 1998) I difensori dei Diritti umani (Human Rights Defenders) sono quelle donne e quelli uomini che, individualmente o insieme ad altri, agiscono in modo pacifico per la promozione e la protezione di questi diritti.

A solo titolo di esempio è un difensore chi si oppone a dittature e regimi oppressivi, chi si batte per la libertà di espressione, chi lotta contro la discriminazione e le ingiustizie, chi documenta abusi dei diritti umani e chi difende l’ambiente. Sono il volto visibile di movimenti, organizzazioni, comunità, popoli che rivendicano i propri diritti.
Il tema della loro difesa è all’attenzione già da tempo.

E’ appunto dal 1998 che l’Onu ha adottato la Dichiarazione sui/sulle difensori/e dei diritti umani. L’Unione Europea, oltre ad avere predisposto una “Piattaforma di coordinamento per l’asilo temporaneo dei difensori dei diritti umani”, ha fornito le linee guida per organizzare programmi di protezione dei difensori. Anche alcuni paesi all’interno dell’unione europea Olanda, Irlanda, Paesi Bassi, hanno aderito a tale piattaforma. Malgrado questa attenzione internazionale i dati riportati dall’Organizzazione Non Governativa “Front Line Defenders” parlano di 280 persone uccise in 24 paesi nel solo 2016.

Come Forum trentino per la pace e i diritti umani manterremo forte l’impegno su questi temi attraverso la promozione di cultura di pace, anche in relazione al sostegno e alla solidarietà verso le esperienze internazionali delle Comunità di Pace.

Ci sembra molto importante che anche la Giunta provinciale si impegni nel 2018 per: sollecitare il Governo nazionale a elaborare accordi vincolanti per regolare le attività delle società transnazionali e delle imprese commerciali, riconoscendo e chiedendo il rispetto degli standard internazionali dei diritti umani negli accordi commerciali; sollecitare il governo nazionale ad aderire alla Temporary Relocation Platform dell’Unione Europea e attivare programmi di protezione e di training in modo da garantire la necessaria sicurezza del Difensore; ad aderire come Pat al sistema delle “città rifugio” per la collocazione temporanea e organizzare sul territorio programmi di protezione e di training per i Difensori dei Diritti Umani ospitati.

Cordiali saluti
Il presidente del Forum trentino
per la pace e i diritti umani
dott. Massimiliano Pilati

130981

Il testo della mozione può essere consultato qui:
https://www.consiglio.provincia.tn.it/doc/IDAP_881061.pdf?zid=d346d60c-767d-4418-88fe-dfde80d859a4

Perchè è importante parlare ancora di nucleare

La tecnologia che ci permette di costruire reattori nucleari (e purtroppo anche il materiale per le bombe atomiche, ndr.) è una tecnologia relativamente vecchia, che oggi compie quasi 80 anni. L’enorme paura scaturita dalla cosiddetta “bomba totale” ha fatto nascere un dibattito sociale mondiale, da cui sono scaturiti una serie di trattati per limitare sia i test nucleari, sia l’arsenale totale di ordigni. Infatti, oggigiorno il totale di ordigni nucleari posseduti dai Nuclear Weapons States – Stati con arme nucleari, ovvero Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti, ammonta a circa 20.000 testate contro le oltre 60.000 che si erano raggiunte negli anni ’80, e sono destinate a ridursi ancora di numero entro il 2025.
Il più noto di questi trattati è il trattato di Non Proliferazione Nucleare (NPT) del 1970, che è stato prorogato a tempo indeterminato nel 1995 e annovera più di 180 Paesi tra i suoi firmatari. Questo trattato si basa su tre principi fondamentali: disarmo, non proliferazione e uso pacifico delle tecnologie nucleari. Dunque, non esclude la possibilità di utilizzare la tecnologia nucleare per fini di ricerca e utilizzo civile (reattori nucleari) e per fare in modo che questi principi vengano rispettati è stata istituita la IAEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), con sede a Vienna, che si occupa di controllare e monitorare che questi accordi vengano rispettati.
La recente tragedia del reattore di Fukushima nel 2011, insieme al continuo dibattito tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, ha fatto sorgere nuovamente il dibattito sociale sul nucleare, facendoci interrogare ancora una volta sull’importanza del disarmo, specialmente quello nucleare, e sull’impatto di questa incredibile tecnologia.
ISODARCO – International School On Disarmament And Research on Conflicts, in collaborazione con USPID – Unione Scienziati Per Il Disarmo giunge quest’anno alla 31°esima edizione della sua Winter School ad Andalo (Trento), quest’anno intitolata: “The Evolving Nuclear Order: New Technology and Nuclear Risk”, che grazie a relatori d’eccezione provenienti dal mondo accademico e non, quali Harvard University, University of Cambridge, IAEA, Carnegie Corporation of New York ed altri ancora, porta in Trentino il dibattito sulla pace e sul disarmo, facilitato dall’ expertise di ricercatori e professori.

Carlo Schaerf -fisico

Carlo Schaerf – Presidente di ISODARCO