Presentazioni libro “Un’idea disarmante. Trent’anni di Forumpace” 19-22 maggio

Domenica 22 e Giovedì 19 maggio si terranno le presentazioni del libro del Forum “Un’idea disarmante. Trent’anni di Forumpace“. Nella giornata del 22 maggio s presentare il libro sarà Marta Villa, antropologa culturale all’Università di Trento, in dialogo con Emanuele Pastorino, operatore culturale e coautore del volume. L’incontro si terrà presso la Sala della Cultura in via Italia 13 a Vedano al Lambro alle ore 18:00.

Giovedì 19 maggio invece il libro sarà presentato alla Casa delle Associazioni e del Volontariato in via Marsala 8 a Milano alle ore 19:00. In questa occasione anticiperà alla presentazione di Marta Villa un introduzione di Francesco Bravin, antropologo culturale e presidente dell’Associazione Antropolis.

Evento finale Otium – 28 maggio

Anche nel 2022 abbiamo partecipato al lavoro di progettazione e alla realizzazione di OTIUM, l’iniziativa promossa dalle rappresentanze studentesche e maturata a partire dal Tavolo per la Partecipazione Studentesca (Ta.Pa.S.) che ha realizzato quattro edizioni di questo progetto e coinvolge diverse realtà locali, tra cui quest’anno: Udu, Unitn, Amnesty, Atlante delle guerre, Forumpace, Deina, Risexperience, Polieticus.

Otium è un percorso e non un singolo evento: questo è il valore aggiunto di Otium. Da una parte, lo scambio di esperienze e sensibilità tra studenti e studentesse, associazioni ed enti coinvolti, dall’altra, invece, la capacità di portare in primo piano tematiche e realtà importantissime per i ragazzi e le ragazze.

Il 28 maggio si terrà l’evento finale del percorso Otium a partire dalle 16:30 presso il parco delle Albere e consisterà in un contest musicale, due conferenze (tenute rispettivamente da Camilla Clemente e Marco Crepaldi) e un concerto finale.

Si riporta in seguito la scaletta della programmazione:

  1. dalle 16:30 alle 17:30 contest musicale
  2. dalle 18:00 alle 19:00 conferenza “A-more: partire da zero” con Camilla Clemente, fondatrice del brand A-more.
  3. dalle 19:00 alle 19:20 dialogo con Davide Panizza, cantante del gruppo Pop-x.
  4. dalle 19:30 alle 20:30 conferenza “Gli eterni secondi” con Marco Crepaldi, fondatore dell’associazione “Hikikomori Italia” e scrittore del libro “Hikikomori. I giovani che non escono di casa”.
  5. dalle 20:40 fino alle 00:00 si terrà il concerto finale, con le band: Samuele stanco e i Gabbiani Malvagi, Doxx, Memento e Garage Gang

Per maggiori informazioni sugli eventi passati e sull’evento del 28 maggio rimandiamo al sito delle politiche giovanili: Otium.

Pierre e Mohammed. Un cristiano e un musulmano amici

Arriva anche a Rovereto, dopo 1400 repliche in 7 paesi del mondo, il monologo teatrale con accompagnamento musicale “Pierre e Mohamed, un cristiano e un musulmano amici. fino alla morte. Insieme”, un’iniziativa centrata sul dialogo interreligioso. Lo spettacolo, organizzato da Emi e Aircac insieme al Forumpace, si terrà a Rovereto il 24 maggio alle ore 20:30 presso il Teatro Zandonai.

Lo spettacolo è ad ingresso libero fino ad esaurimento posti.

Premio “Diritti Umani” al Trento Film Festival

Il 19 aprile la giuria del “Premio per i Diritti Umani”, riunita in modalità online e composta dalla Presidente di giuria Katia Malatesta, Marco Marsilli, Morena Berti, Riccardo Santoni, Clizia Mistretta e Francesca Braito ha deciso di assegnare il premio, che consiste in 1000 euro, al film WATER HAS NO BORDERS di Maradia Tsaava Georgia, di cui riportiamo il verbale per intero:

“Per la capacità di valorizzare le risonanze universali di una ‘piccola’ storia locale che ci porta vicino una remota
periferia del mondo, con risvolti di bruciante attualità. Scandito dal contrappunto dell’acqua che scorre senza
confini, il film di Maradia Tsaava rende nuovo un lessico che rimanda a concetti e valori cardinali per entrambe le
realtà istitutive del premio: territori, frontiere, guerra, senza dimenticare la spietata freddezza della burocrazia ad
essa correlata. La connessione personale della regista con la materia trattata e con le narrazioni dei protagonisti si
intreccia con un’apprezzabile originalità di struttura che trasforma ogni ostacolo in occasione, gettando uno
sguardo più lento e profondo su intense vicende di relazioni spezzate e incrollabile vitalità.”

Il “Premio per i Diritti Umani” è un’iniziativa congiunta della Fondazione Campana dei Caduti e del Forum Trentino
per la Pace e i Diritti Umani allo scopo di valorizzare il film che maggiormente sappia comunicare i valori fondanti
delle due istituzioni e sensibilizzare il pubblico sulle tematiche dei diritti umani, della pace, della sostenibilità e della
conoscenza e del confronto dei popoli e delle culture.

Fermata Korogocho. Un tam tam per la dignità

Martedì 19 aprile 2022 alle ore 20.30, l’associazione Tam Tam per Korogocho ha festeggiato i suoi 30 anni di attività con la presentazione del libro “Fermata Korogocho. Un tam tam per la dignità”, presso la sala dell’oratorio del Duomo in Via Cardinale C. Madruzzo 45, a Trento, con padre Alex Zanotelli, Monica Gaspari (coautrice del libro e volontaria a Korogocho) e con interventi di Roberta Zalla, presidente di Tam Tam per Korogocho, Tatiana Brusco, Diocesi di Trento, Massimiliano Pilati,  presidente del Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani e padre Tullio Donati, comboniano.

Storie svelate al Teatro San Marco

Quattro docufilm, quattro diversi sguardi su diritti e autodeterminazione. A partire da mercoledì 20 aprile, Arcigay del Trentino, in collaborazione con Forum trentino per la pace e i diritti umani e Circolo del cinema “San Marco”, propone una rassegna cinematografica in quattro tappe per riflettere su quanto i percorsi individuali siano anche percorsi politici e collettivi, fonte di cambiamento e trasformazione.
Con “Porpora” ripercorreremo la storia di Porpora Marcasciano, protagonista dagli anni Settanta della lotta per l’autodeterminazione delle persone trans e oggi presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Bologna; “Lunàdigas” esplora invece la condizione personale e sociale delle donne senza figli, spesso ancora vittime di pregiudizi e luoghi comuni; “Let’s kiss” è incentrato sulla figura di Franco Grillini, fondatore di Arcigay e primo parlamentare italiano dichiaratamente omosessuale; “Un uomo deve essere forte” porta sullo schermo la storia di Jack, che ha intrapreso un percorso per adeguare il suo corpo a quello che ha sempre sentito di essere.
La rassegna è organizzata con il sostegno della Fondazione Caritro.
Tutti i film saranno proiettati al Teatro San Marco – via San Bernardino 6, Trento – con inizio alle ore 20.45; ingresso gratuito a offerta libera.

Mercoledì 20 aprile
PORPORA,
di Roberto Cannavò; Italia, 2021
Porpora è un viaggio on the road nell’avventura umana di Porpora Marcasciano, transessuale che ha vissuto da protagonista i movimenti femministi, comunisti e trans dagli anni Settanta ad oggi. Né uomo né donna, la sua identità è in transizione perenne.
In un viaggio da Bologna al sud, verso il suo paese natale, ripercorre con un compagno di viaggio più giovane un’esperienza di battaglie che durano ancora oggi. Dall’esplosione del ’77 alle notti folli di Roma fino all’impegno politico, Porpora racconta a una nuova generazione quanto l’individualità produca cambiamento sociale solo fondendosi e realizzandosi nella molteplicità.
A sessant’anni Porpora ha su di sé la fatica della sua leggerezza: senza nascondere qualche stanchezza, la sua giocosa interpretazione del mondo accompagna il desiderio di raccontare e di dipanare il filo della storia trans con la propria originale e provocatoria testimonianza.
Se il movimentismo attuale appare come minaccia ad alcuni e come forma residuale ai suoi protagonisti, se quello passato viene interpretato come mitologico e inerte, quale sarà la sintesi di una transgender e del suo compagno di viaggio al termine di questa ricerca?
A seguire, dibattito con Porpora Marcasciano. Modera Arianna Miriam Fiumefreddo.

Mercoledì 11 maggio
LUNÀDIGAS
di Nicoletta Nesler, Marilisa Piga; Italia, 2016
Lunàdigas è una parola della lingua sarda usata dai pastori per definire le pecore che in certe stagioni non si riproducono: le autrici l’hanno scelta per definire le donne che non hanno figli. Il documentario esplora questa condizione personale e sociale, ancora causa di stigmi e pregiudizi, facendo raccontare alle dirette interessate la propria esperienza in prima persona. Tra le intervistate ci sono donne anonime, donne celebri (come anche l’astrofisica Margherita Hack e la scrittrice Melissa Panarello) e le stesse autrici, le cui testimonianze, nel corso del film, fanno da commento e da collante di tutte le storie raccolte. Le interviste sono intervallate da una serie di “monologhi impossibili” (scritti da Carlo A. Borghi e interpretati da Monica Trettel) con cui si dà voce alle donne famose che non hanno avuto figli (da Coco Chanel a Rosa Luxemburg).
Il docufilm ha vinto il premio come miglior documentario al Porn Film Festival Berlin1 e il premio come miglior lungometraggio al Chouftouhonna Festival di Tunisi.
A seguire, dibattito con Nicoletta Nesler. Modera Katia Malatesta.

Mercoledì 18 maggio
LET’S KISS. FRANCO GRILLINI. STORIA DI UNA RIVOLUZIONE GENTILE
, di Filippo Vendemmiati; Italia, 2021
Il film biografico è incentrato sulla figura di Franco Grillini, bolognese, figlio di contadini laureato in pedagogia, uomo politico e gay tardivo, da sempre impegnato nella lotta per il riconoscimento dei diritti civili LGBTI+. Attraverso il racconto del protagonista, il biopic, con tono leggero e materiale inedito, ricostruisce oltre trent’anni di storia politica e testimonia una lotta dura e gentile nel nome della dignità e dell’uguaglianza. Un viaggio anche sentimentale lungo i luoghi della vita: dalla casa natale in campagna all’università, dalle vecchie sedi di partiti scomparsi fino al parlamento, passando per le strade e le piazze dei Gay Pride, da Roma a New York.
A seguire, dibattito con Filippo Vendemmiati e Franco Grillini.

Mercoledì 1° giugno
UN UOMO DEVE ESSERE FORTE
, di Ilaria Ciavattini, Elsi Perino; Italia, 2019
Sullo sfondo di una provincia cronica del nord Italia, fatta di fabbriche di armi, caccia sportiva e laghetti per la pesca facilitata, Jack intraprende un percorso di transizione per adeguare il suo corpo a quello che ha sempre sentito di essere: un uomo.
In una routine di lavori saltuari, amici del bar e pochi svaghi, Jack inizia ad interrogarsi su cosa significhi, al di là del corpo, essere un uomo e su che tipo di uomo essere, iniziando a mettere in discussione i modelli di mascolinità offerti dalla valle in cui vive.
«Il corpo in cui ci è capitato di nascere non determina la nostra essenza. E non è scontato che ciò che sentiamo di essere dentro di noi, nel profondo, corrisponda al nostro aspetto esteriore. Questa legge non scritta è valida per tutte le volte in cui si prova un senso di inadeguatezza, di vergogna, di fastidio, in special modo per chi sente di non appartenere al sesso femminile o maschile che ha ricevuto alla nascita. Questa è la vera storia, tra le tante, della trasformazione di Jessica in Jack» (Sentieri Selvaggi).
A seguire, dibattito con Ilaria Ciavattini, Elsi Perino e Jack. Modera Clizia Mistretta.

Il Servizio Civile è utile e non un modello fallito

Si riporta qui integralmente la lettera di risposta ad alcune affermazioni del presidente dell’associazione Nazionale Alpini del Trentino da parte del presidente del Forum trentino per la pace e i diritti umani Massimiliano Pilati, sottoscritta anche da Dario Fortin, Roberto Calzà, Michelangelo Marchesi, Marco Degasperi, Emanuele Curzel e Riccardo Santoni.

Questa lettera pubblicata dall’Adige oggi, venerdì 8 aprile, ricorda l’importanza del servizio civile e dell’effettivo successo che ha avuto a livello locale e nazionale e che quindi, non sia un fallimento e che non ci sia nessun bisogno di tornare alla leva obbligatoria. Questo anche perché, come Forum crediamo che “per costruire la pace bisogna prepararsi alla pace”.

IL SERVIZIO CIVILE É UTILE E NON UN FALLIMENTO

Siamo alcune persone che, nel tempo, si sono a lungo battute per l’avvento di un nuovo servizio civile, aperto a tutti e tutte, inclusivo e davvero utile alla comunità. Siamo quindi restati colpiti da alcune affermazioni del presidente dell’Associazione Nazionale Alpini del Trentino, Paolo Frizzi, pronunciate durante l’assemblea di domenica scorsa, affermazioni che riteniamo meritino qualche considerazione. A fronte del calo di iscritti all’ANA, inevitabile conseguenza della sospensione della leva obbligatoria, Frizzi ha sostenuto che: “Solo un sistema organizzato gerarchicamente può salvarci dal disastro dell’improvvisazione e del pressapochismo. Dobbiamo tornare a un servizio di leva obbligatorio. Non per insegnare ai ragazzi a fare la guerra, ma per essere pronti a ogni calamità naturale o provocata dalla stupidità umana, come in questi giorni. Nei primi anni Duemila qualcuno ha creduto che il servizio civile volontario avrebbe supplito alla sospensione della leva obbligatoria: quel modello ha miseramente fallito”.

Risulta curioso che non si parli di “servizio militare”, quasi ci si vergogni di chiamare le cose col proprio nome e temendo forse che – con una guerra così vicina – qualcuno ricordi che l’esercito resta ancora oggi l’istituzione deputata ad addestrare alla guerra. Ma soprattutto appare decisamente gratuita l’accusa di fallimento al modello del servizio civile che, peraltro, nessuno ha mai pensato dovesse supplire in qualche modo alla leva militare obbligatoria, visto che son cose completamente diverse. E i volontari in servizio civile (solo quelli conteggiati in progetti di livello nazionale, a cui vanno aggiunti le migliaia presenti nei progetti regionali) oggi in Italia sono oltre 40mila, mentre il Ministero della Difesa per il 2022 ha emesso un bando per soli 7.200 volontari di ferma annuale. Ma la spesa militare italiana 2021 è di 24 miliardi, quella per il servizio civile ammonta a poco più di 300 milioni (lo 0,001% della prima).

Che l’ANA sia una storica e benemerita associazione di volontariato, importante supporto per molte attività a livello nazionale e locale ed elemento di coesione sociale, nessuno lo mette in dubbio. Ma che per farla sopravvivere si debba tornare alla leva militare obbligatoria, invece che aggiornarsi e proporsi in modo nuovo, appare una posizione decisamente originale, viste le numerose opportunità che ci sono per servire la propria comunità. Tra queste certamente anche il servizio civile che – alla faccia del fallimento – in questi ultimi decenni si è posto come un’opportunità di crescita ed apprendimento a favore di migliaia di giovani, diventando una vera occasione di transizione all’età adulta, offrendo loro competenza, coscienza, senso civico, responsabilità. Senza strutture gerarchiche, senza divisa e senza usare le armi”.

Massimiliano Pilati, Dario Fortin, Roberto Calzà, Michelangelo Marchesi, Marco Degasperi, Emanuele Curzel Riccardo Santoni.

La guerra da qui – Massimiliano Pilati

Riportiamo qui integralmente la lettere scritta e pubblicata dall’Adige dal presidente del Forum Massimiliano Pilati. La lettera promuove un appello alla pace e l’intraprendenza della realtà sociale che sta dando tutto il suo supporto al popolo ucraino, citando la Carovana giunta a Leopoli il 1 aprile, un importante atto e simbolo di interposizione nonviolenta. Le parole conclusive del presidente infine emergono da una riflessione sul significato delle azioni umanitarie e della loro importanza come baluardo nel cielo buio della guerra, marcando quanto l’educazione alla pace e ai diritti umani sia una cosa non solo sentita dai giovani, ma fondamentale per avere un modo che poggia sui diritti umani e la pace come valori principali.

La guerra da qui

Trent’anni fa, la Marcia dei 500 è partita da Ancona, ha attraversato l’Adriatico e, da Spalato a Sarajevo, ha realizzato quella che – chi c’era se lo ricorda – è stata una delle azioni di interposizione nonviolenta più eclatanti della nostra storia recente. Una delle più evidenti e mediatiche ma non l’unica: in Palestina, Colombia, Libano, Siria (solo per nominare i luoghi dove realtà come Operazione Colomba utilizzano questo approccio per affrontare guerre, conflitti e occupazioni), queste azioni sono all’ordine del giorno.

Nel 1992, le 500 persone guidate da don Tonino Bello entrarono nel cuore della guerra sperimentando e mostrando a tutte e tutti noi l’esistenza di alternative alle logiche internazionali, alla corsa alle armi, alla violenza.

Guardando le immagini di quel periodo è facile ritrovare il video del ritorno dei e delle 500 al porto di Ancona: un giornalista chiese a don Tonino Bello se, dopo la loro marcia, c’era più speranza di pace nei Balcani e lui rispose: “penso di sì. Ma oltre che in Bosnia, anche in Italia e in Europa”. Già prima del 24 febbraio di quest’anno quella promessa, l’idea di poter avviare un percorso diverso per tutte e tutti, era stata disattesa dalla nostra ambiguità.

Trent’anni dopo l’Europa assiste ad un’altra guerra dentro casa, ognuno di noi può fare qualcosa di più e di concreto per fermare questo scempio.

Da sempre siamo accanto agli ultimi, al fianco delle vittime con azioni umanitarie e iniziative di solidarietà internazionale. Vengono momenti in cui però “la pace attende i suoi artefici” e noi non possiamo disattenderla. Per questo trent’anni dopo, una nuova azione di interposizione nonviolenta viene promossa da oltre 100 organizzazioni della società civile e sostenuta da oltre 800 persone: partirà venerdì 1 aprile, di mattina, da Gorizia (altro simbolo di quell’altra guerra) verso Leopoli, lungo i tracciati della Storia. Tra le tante persone in partenza ci saranno anche i trentini Marco Baino e Alberto Tamanini: come Forumpace sosteniamo con forza questa iniziativa, pronti e pronte a rilanciarne i frutti, a servizio di queste comunità in movimento.

“Cosa posso fare, io?” è una domanda giusta, ma non sufficiente. Questa guerra non sarà risolta da azioni individuali, sicuramente non le nostre ma nemmeno quelle che riguardano i “grandi della Terra”. La dimensione individuale non è sufficiente ad affrontare e risolvere le crisi che ci troviamo a fronteggiare. È il momento di pratiche collettive finalizzate a stravolgere lo stato delle cose: Tonino Bello attaccava il “monoteismo della pace” messo in crisi dalla “scoperta” della stretta relazione tra pace e giustizia sociale. “Si è asserito – e si continua ad asserire – che collegare il discorso sulla pace (e quindi il discorso sulla guerra) con i discorsi sull’economia perversa che domina il mondo, sul profitto, sulla massimizzazione del profitto, sui debiti del Terzo mondo, sulla crescente divaricazione tra i Nord della Terra e i Sud, significa fare la parte degli utili idioti”. È in questo che sta la nostra ambiguità: anche con la Russia (come con molti altri Stati nel mondo) la nostra ambiguità ha portato sempre a scegliere l’utile dittatore. Per costruire la pace serve scegliere di uscire da quella ambiguità.

Richiamare oggi Tonino Bello e quel mondo non significa rimpiangere un passato d’oro che non abbiamo più a disposizione ma mostra il fallimento di intere generazioni, incapaci di farsi carico di quelle promesse.

Le stesse che oggi scuotono le nostre piazze, le assemblee delle nostre scuole, i cortei e le occupazioni, le chat, i video su TikTok. Fanno fatica a stare sulle pagine dei giornali e, quando succede, è difficile riuscire a rendere le connessioni e l’intersezionalità che le attrici e gli attori di queste lotte hanno ben chiare in mente e nelle azioni che realizzano.

Sabato 26 marzo, durante il convegno delle Acli “In Movimento”, Lorenzo Tecleme (Fridays for Future) lo ha spiegato molto bene, raccontando il senso che Fridays for Future ha dato alla locuzione “giustizia climatica”. Una lotta che ha bisogno di pratiche collettive: Tecleme ci ha raccontato di una contro-contestazione che ha incrociato durante lo Sciopero per il Clima a Bologna, il 25 marzo. Un trentenne, ecologista e attivo, contestava la piazza, il corteo, invitando i suoi partecipanti ad agire nel proprio privato, cambiando il proprio stile di vita. Una persona della generazione subito precedente a quella di Tecleme che, in piazza, contestava l’idea per cui l’azione politica dovesse essere collettiva: “per chi era alle scuole superiori, come me, nel 2019 – ha raccontato Tecleme – l’arrivo di Fridays è stato una cosa incredibile. Non è stato qualcosa che ha coinvolto quella minoranza di studenti politicizzati che le proteste le organizzano sempre: è stato qualcosa che ha coinvolto tutti, è stato qualcosa per cui in ogni classe ci si incontrava e se ne parlava. E qualcosa di molto simile è successo in Università. È stato veramente un’ondata, che ha coinvolto tutti e su cui tutti si sono fermati a riflettere”.

Questo stesso sguardo collettivo e attento, intersezionale e mescolato è quello che abbiamo visto mercoledì, nel cortile di Palazzo Thun, insieme a Civico 13, Deina Trentino, Associazione 46° Parallelo e Centro per la Cooperazione Internazionale. Giovani e non, a ragionare su come siamo arrivati fino alle bombe su Kiev e su cosa possiamo fare noi. Noi, non io. Dobbiamo tornare a guardare a questa dimensione: collettiva, politica, di parte. Abbiamo bisogno di agire sapendo che non c’è pace senza giustizia sociale, ambientale e climatica.

Ecco, allora, che l’impegno è ancora una volta quello di costruire modi nuovi di dare forma all’azione collettiva. Cedere potere, perché è evidente che il modo in cui lo abbiamo esercitato fin qui è inadatto ad affrontare presente e futuro. Mescolare generazioni e sguardi, perché è naturale pensare “i giovani sono il futuro”, ma è folle immaginare quel futuro senza la parte numericamente predominante della popolazione. Agire collettivamente e politicamente, perché la pace passa attraverso la giustizia climatica, la conversione ecologica, la lotta alle disuguaglianze. Qui ed ora. Non ci sarà pace se non affronteremo i pericoli della siccità che sta colpendo il nostro territorio. Non ci sarà pace se non sapremo interpretare i bisogni materiali di persone e generazioni schiacciate da un’intera esistenza costellata da crisi economiche e sociali. Non ci sarà pace, insomma, se non lasceremo di nuovo che sia la politica, agita nelle organizzazioni per come le abbiamo conosciute noi o fuori, in altri luoghi ancora, quella esercitata in modo collettivo, a immaginare e costruire una società più giusta per tutte e tutti.

Massimiliano Pilati

Presidente Forum trentino per la pace e i diritti umani