Erica Mondini

Vicepresidente del Forumpace dal 2003 al 2008

«La pace si costruisce dentro di sé nel rapporto con le persone che sono più vicine, le fasi della crescita sono fondamentali. 

Sembra banale, ma se non si è capaci di dialogare , e di accettare l’idea diversa del vicino di banco, se non si è capaci di dire quello che si pensa, anche se diverso da quello che pensano gli altri… 

La pace è una costruzione personale. Studiare, leggere, informarsi sono fondamentali»

Sono nata nel 1948, quindi quest’anno (2021) in agosto farò 73 anni. La prima parte della mia vita è stata tutta dedicata all’insegnamento e alla famiglia; mi premeva molto nell’insegnamento a scuola di sviluppare anche una educazione alla pace e ai diritti umani. All’interno del mio istituto scolastico (una scuola media) svolgevo l’incarico di insegnante coordinatrice per l’educazione della pace e dell’accoglienza.

L’impegno, anche politico, all’esterno della scuola e della famiglia, è iniziato a 50 anni quando, abbastanza fortuitamente, sono diventata consigliera comunale a Rovereto. Lì è iniziato il mio impegno più pubblico. E lì è cominciato anche il mio rapporto col Forum. Avevo già da prima dei contatti con il Centro per la Pace di Rovereto e con qualche organizzazione che si occupava di accoglienza degli stranieri.

Sono stata eletta nel 2000 e il sindaco, che era Roberto Maffei, mi ha dato la delega come consigliera per la Promozione della Pace e dei Diritti Umani. Ho lavorato insieme a Marco Ender, un altro consigliere delegato alla cooperazione internazionale. Anche i miei primi impegni nel Forum sono stati come consigliera delegata. Negli stessi anni ho partecipato e contribuito alla nascita dell’associazione Città Aperta – Ponti tra persone, lingue e culture, che poi ha costituito una cooperativa, l’attuale cooperativa Città Aperta, di mediazione culturale. 

Finito questo impegno quinquennale in consiglio comunale, dopo due anni e mezzo sono poi sono rientrata nella legislazione successiva subentrando al candidato sindaco di minoranza che aveva rassegnato le dimissioni. Non ebbi incarichi specifici, ma continuai il mio impegno come segretaria organizzativa e coordinatrice del Centro per la Pace, del Comitato delle associazioni per la pace. In quegli anni si è costituita anche l’associazione Pace per Gerusalemme, in rappresentanza della quale sono entrata poi nel Forum. È stato un percorso interessantissimo per me, ma penso anche per tutte le cose che abbiamo fatto insieme alle varie associazioni. È stato un impegno molto forte, che mi ha molto coinvolta e per il quale non mi sono risparmiata.

Il mio impegno attualmente si è trasferito su un piano diverso, che è quello della ricerca storica. Devo dire che nella mia vita la ricerca storica è sempre stata presente. Ho fatto una tesi di laurea sulla città di Ala, lavorando in archivio, approfondendo. Poi da lì ho continuato a fare ricerca storica in ambito locale. Attualmente questa ricerca è molto legata al mio percorso nel mondo della pace. È una curiosità che ho sempre avuto presente: l’interesse, che è anche una paura, quasi ancestrale, che avevo fin da piccola, per la guerra.

Mio padre ha fatto la guerra, ha fatto la battaglia di El Alamein ed evidentemente quando io ero bambina i discorsi sulla guerra erano abbastanza presenti in casa mia. Io non li ricordo direttamente, ma mi ricordo che avevo una specie di rifiuto, me ne andavo via quando mio padre cominciava a parlare. Il ricordo di avvenimenti così importanti nelle persone lascia una traccia forte. Lui ne parlava quando arrivavano degli amici, dei conoscenti e io scappavo, mi nascondevo. Io credo che questa cosa mi sia rimasta dentro per tutta la vita e non sono mai riuscita ad affrontarla, se non proprio in questi ultimi anni in cui ho approfondito l’impegno. Mi sono messa a studiare l’argomento. È uscita dall’ambito delle emozioni ed è entrata nell’ambito della cultura, della formazione. Quindi mi sono data alle letture.

È stato importante il periodo trascorso al Forum con la carica di vicepresidente, quando Michele Nardelli era presidente, perché lui su questi temi era molto attivo. È stata, ed è ancora, un’amicizia importante quella con Michele perché mi ha aiutato anche in questo percorso a maturare, ad andare a fondo: la guerra, la pace, la cultura, la necessità di parlare di pace. Io ho fatto sempre fatica a fare marce, è una confessione che faccio. Qualcuna l’ho fatta, ho fatto la marcia Perugia-Assisi, ho fatto quella famosa nel 2002 a Roma, la grande adunata mondiale. Però non mi sono mai sentita a mio agio in queste manifestazioni, alle quali pure io riconosco importanza. Evidentemente il mio carattere, la mia modalità non è questa.

Ho anche riscoperto in questi ultimi anni la storia della mia famiglia e sto lavorando su questo. I fratelli della mia nonna hanno vissuto le due guerre mondiali, naturalmente compresa mia nonna. Hanno vissuto l’esperienza dell’internamento, non nei campi di internamento austriaci, ma in Italia perché Ala è stata subito conquistata dagli italiani e gli italiani erano molto diffidenti rispetto agli austriacanti: li hanno mandati in Sardegna, Puglia, Sicilia…

Tre fratelli sono andati in Francia e uno di loro ha rivissuto la stessa esperienza nel 1940, quando Mussolini ha dichiarato guerra alla Francia, ed è stato messo in campo di internamento, in tre diversi campi di internamento, come tanti altri italiani in questo periodo. Un altro fratello è stato ucciso dai partigiani, sospetto collaborazionista dell’Ovra. Personalmente questo è stato per me un problema: facevo fatica a superare questa cosa, queste storie mettono in crisi anche l’identità personale.

La moglie dell’altro prozio, che è stato in campo di concentramento in Francia, è stata condannata a morte nel dopoguerra per collaborazionismo. Queste cose mi hanno portata a ragionare sulla necessità di fare pace con questo passato. È chiaro che non è un passato personale, è dell’Europa, un passato che colpisce tutti quanti.