Lucia Coppola

Vicepresidente del Forumpace dal 1998 al 2003

«La pace è la condizione perché tutto avvenga.

Se c’è la pace, l’economia funziona, 

le donne trovano il loro posto nel mondo, 

i bambini possono crescere sani, liberi, 

possono studiare e possono sperare nel futuro. 

Per cui la pace è l’obiettivo unico e finale, 

non c’è niente davanti alla pace, niente di così importante, niente. 

C’è solo lei!»

Sicuramente adesso sono una nonna e una Consigliera provinciale. Sono stata per quasi quarant’anni un’insegnante di scuola primaria, a tempo pieno. Ho presieduto per molti anni il Consiglio Scolastico Provinciale e sono stata vicepresidente del Forum per la pace. Sono da sempre una ambientalista convinta e mi ritengo fondamentalmente una persona costruttrice di ponti. È quello che ho sempre cercato di fare: mi veniva anche naturale, nonostante cerchi di mantenermi sulla scia di Alex Langer. 

Sono nata in un paese piccolino, da una famiglia mista. Il paese si chiama Tremosine e si trova sul lago di Garda; ho la mamma metà bresciana e metà udinese e papà ciociaro. Questo ha voluto dire molto nella mia formazione perché all’epoca noi eravamo considerati come sono considerati adesso i migranti extraeuropei: una famiglia mista in un paese piccolino, con molti bambini, eravamo in cinque. Mio papà era particolare, perché faceva le faccende di casa, si occupava di noi.

Eravamo insoliti, perché la nostra casa, era una vecchia locanda e per parte dell’anno aveva ospiti paganti, poi c’era una parte dell’anno in cui aveva ospiti non paganti. Vivevamo con due anziane zie, che erano poi le proprietarie di questa antica locanda chiamata “Stella D’Oro”. Sono cresciuta in una famiglia numerosa e sempre molto allargata. Infatti, quando noi eravamo in pochi a casa, solo la famiglia ristretta – comunque in 9 persone-, io mi sentivo molto sola. 

Poi c’è stato il trasferimento in Trentino, dove ho studiato, a Rovereto, e poi l’incontro con Fausto, mio marito. Eravamo giovanissimi. Abbiamo avuto due bambini molto presto, io avevo 18 anni, per il primo, e 20 per il secondo. Sono una che ha fatto scelte controcorrente ma non le ho mai addossate agli altri e ho sempre pagato tutto in prima persona. Adesso ho due nipoti adolescenti, grandi, con cui ho una bella storia d’affetto, che mi riempie la vita di tanta felicità. Ho sempre cani e gatti con me. 

L’impegno politico è cominciato presto. Io mi ritenevo una privilegiata perché potevo frequentare l’Istituto Magistrale a Rovereto. C’era stata una battaglia con mio padre, io volevo fare il Liceo Classico ma non me l’ha permesso. Bisognava finire velocemente gli studi e iniziare subito a lavorare. Ho il ricordo di quando tornavo a casa, su una piccola corriera, che dal lago ci portava sull’altopiano, in mezzo agli ulivi con di fronte il Monte Baldo. Vedevo le ragazze della mia età che salivano sulla stessa corriera e che venivano dal Cotonificio Olcese di Campione, con facce stanche, stanchissime e i capelli pieni di fiocchi di cotone, mentre io potevo mettermi il mio baschetto rosso, del quale ero tanto fiera. Lì ho cominciato a fare le mie prime riflessioni.

Vengo da una famiglia socialista, per cui a casa la lingua che si parlava era quella. Quindi da lì è scaturita la scelta di aderire velocemente al movimento studentesco, di scappare dal collegio, di partecipare in tutti i modi alla vita politica. Inizialmente extraparlamentare convinta – Lotta Continua -, poi comitati di quartiere. C’è stato il mio lavoro di insegnante, quindi gli organi collegiali, la scuola, Gianni Rodari, Mario Lodi… Nella scuola nuova, nella quale eravamo entrati quando abbiamo iniziato a lavorare, avevamo tutti vent’anni, era una cosa splendida. Mi ricordo che il primo giorno che sono tornata dal lavoro, la mia mamma mi ha chiesto: “Ma quanti anni avete? Ci sono anche persone più anziane?”. Io ho detto: “Sì sì, ce n’è una che ha 36 anni!”. Questa era la visione del mondo. Però siamo partite tutte insieme e abbiamo rivoluzionato questo mondo. 

La mia prima sede di lavoro come insegnante è stata Roncegno. Erano i primi anni del tempo pieno, il che voleva dire, in quel momento, convogliare in un centro solo tutti i bambini che venivano dai masi, dargli la mensa, il trasporto… Una maestra, appena mi ha vista con i miei gonnelloni e zoccoloni, mi ha squadrata, ha preso le chiavi e ha chiuso tutte le cose di scuola negli armadietti dei bambini. Io sono immediatamente diventata la maestra del pomeriggio e praticamente non potevo lavorare. Io l’ho rispettata molto, perché ho capito. La direttrice, che non ha avuto il coraggio di mettersi contro questa docente, che era veramente “la maestra delle maestre” mi ha detto: «Guardi si organizzi come può, ci sono tanti artigiani, vada a cercare pezzi di stoffa, pezzi di legno». Insomma, praticamente mi sono trasformata in Andy Warhol.

Ho fatto quest’anno di lavoro assurdo, giocando moltissimo, ma mi piaceva, perché ero ancora una ragazzina anch’io. Quindi ho giocato come una matta e io ho costruito di tutto, assemblando le cose più assurde. Quando alla fine dell’anno è venuto il direttore e doveva darmi il punteggio, io stavo assemblando tutte queste cose… Quando l’ho visto arrivare ho detto: «Questo qua come minimo mi rimanda da dove sono venuta, Tremosine sul Garda». Poi ho avuto modo di conoscerlo negli anni, era una persona squisitissima: ha apprezzato quello che avevamo fatto e ha capito che io altro non avrei potuto fare. Così è iniziata la mia carriera scolastica.

Intorno ai quarant’anni sono diventata Presidente del Consiglio Scolastico Provinciale, che allora era davvero un’istituzione molto importante in Provincia perché condizionava anche il lavoro dell’Assessorato. Si prendevano in esame tutte le relazioni finali delle scuole, avevamo il punto della situazione su qualsiasi cosa avvenisse. Si interveniva, per quel che si poteva, anche sulla didattica, sulla pedagogia, sulle modalità di fare scuola in Trentino.

È stata un’esperienza bellissima durata 14 anni e che ho vissuto con grande afflato e grande passione, sempre accanto al mio lavoro di insegnante, perché io pur facendo politica ho sempre fatto anche la maestra. Non ho mai fatto della politica il mio mestiere. Da lì io sono entrata nel direttivo dell’IPRASE che mi ha designata al Forum. 

Sono arrivata al Forum insieme al mio carissimo amico Vincenzo Passerini, persona per cui nutro grandissimo affetto e grandissima stima. È nato il mio stesso giorno, stesso mese e stesso anno. Eravamo i due gemelli, gemelli diversi: siamo molto diversi in tutto. Lui nella sua introspezione, massima capacità di riflessione, io invece nella mia esplosività. Direi che ci siamo compensati molto bene. Lui è stato molto bravo con me, nel senso che mi ha delegato tanto. Le cose che pensava che potessi fare meglio io, me le faceva fare.

Quindi è stata un’esperienza estremamente coinvolgente, intanto perché mi ha consentito di parlare di scuola, però sui temi della pace. In quel momento, io ero anche Consigliere comunale a Trento ed ero, da molti anni, all’interno degli enti locali denuclearizzati, per cui avevo tutte queste vicinanze, e anche l’assiduità e la partecipazione a livello nazionale, con questi temi. Per cui ho proprio chiuso il cerchio. Ero veramente contenta perché c’era scuola, c’era istituzione, c’era la pace.