Michele Nardelli

Presidente del Forumpace dal 2008 al 2013

«La fatica che oggi facciamo, anche nell’affrontare tragedie come questa dell’epidemia, ha secondo me a che fare con il fatto che questo cambiamento dei paradigmi del Novecento, non è una cosa facile. Al tempo stesso però penso che questo sia l’imperativo se dobbiamo dare un futuro alla vita degli uomini sulla terra.

Dobbiamo ripensare in profondità il rapporto tra umani e natura; dentro a questo dobbiamo ripensare al nostro rapporto con i viventi, dove i viventi sono anche le piante. Noi siamo un’infinitesima parte della natura e credo che questo sia l’elemento che mette insieme in un percorso di ricerca e di una comunità. Questo cambio di paradigma lo credo fondamentale, perché altrimenti continueremo a immaginare che noi siamo i signori assoluti e possiamo disporre come vogliamo del nostro pianeta. Non è così, mi dispiace.

Noi siamo, dal punto di vista del peso di carbonio sulla faccia della terra, 0,006 giga tonnellate, quindi nulla. Pesano più i batteri, qualsiasi essere animato pesa più di noi. Eppure, noi siamo i signori del mondo. L’uomo ha bisogno della natura, la natura non ha bisogno dell’uomo».

Dire chi sia Michele Nardelli mi risulta difficile, anche perché ciascuno di noi è tantissime cose insieme, e non sempre bellissime. Come dico spesso, dentro ognuno di noi c’è sempre un criminale che alberga dentro il nostro modo di vivere. L’importante è esserne consapevoli e cercare di contenerlo; per cui io credo che già nel dire questo, vuol dire che accettiamo la nostra contraddittorietà.

Io quando sento qualcuno dire: «Ah io sono una persona coerente», mi viene da ridere, perché la coerenza è una ricerca che ciascuno di noi cerca di avere: se ci riesce bene, e se non ci riesce va bene ugualmente! Non capisco perché per forza dobbiamo corrispondere a essere uomini e donne tutte di un pezzo. Io non ci credo a questa cosa. 

Posso dire che Michele Nardelli è stato uno di quelli che in quel particolare lasso di tempo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta ha in qualche modo messo in campo, insieme ad altri, una riflessione sui temi della pace, assolutamente non rituale. Ricordo che il 1989 aveva aperto una grande prospettiva: la caduta del Muro di Berlino significava spalancare un nuovo scenario sul nostro tempo. Penso a Padre Balducci, che aveva immaginato che questa cosa avrebbe animato una nuova stagione di pace. Ben presto capimmo che così non sarebbe stato, perché di lì a poco, ci fu la Crisi del Golfo, poi scoppiò la crisi in ex-Jugoslavia e quindi la deflagrazione di quel paese, e poi la crisi dei grandi laghi in Africa.

Immediatamente capimmo che contrariamente a quello che avevamo immaginato o sperato, la situazione si sarebbe evoluta non certo secondo i nostri desideri. Prima ancora della nascita del Forum Trentino per la pace e i diritti umani, era nata La Casa per la Pace del Trentino, che raggruppava almeno una settantina di associazioni di impegno sociale, politico, culturale sui temi della pace. In quel contesto posso dire di aver contribuito ad elaborare la proposta che poi è diventata la Legge che ha istituito il Forum. In quello stesso contesto nacque l’UNIP, l’Università Internazionale per la Pace, a Rovereto, sia con corsi internazionali sia con corsi locali. 

Michele Nardelli è uno che dentro quel particolare intreccio di situazioni, attenzione, intelligenze, ha dato il suo contributo. Da quei contesti sono nate una miriade di iniziative: penso alla Carta di Trento sulla Cooperazione di Comunità, alla nascita di Osservatorio Balcani e Caucaso e quello questo ha rappresentato. Diciamo che dal punto di vista dei luoghi e anche delle istituzioni – perché la scelta di fare in modo che queste cose si saldassero anche con l’istituzione non è stato affatto banale – credo che ancora oggi un’esperienza che mette insieme società civile e istituzioni sui temi della pace e i diritti umani, non esista in Italia. Forse c’è poco anche in altri paesi.

Quindi mi sembra di poter dire che è stata davvero una stagione particolarmente proficua. Da lì si sono create una serie di iniziative importanti. Io credo che Michele Nardelli sia stato questo, ed è anche questo. 

Se poi andiamo a vedere quanto queste cose hanno mantenuto le aspettative che avevano generato, il tema è da vedere. Mi pare importante avere memoria storica proprio su quel passaggio di tempo. Perché quel passaggio di tempo non si è inventato così: è avvenuto nell’incontro di quanto stava accadendo attorno a noi e dalla necessità, come spesso dico, di essere presente al proprio tempo.