Roberto Pinter

Presidente del Forumpace dal 1993 al 1998

«Dobbiamo renderci conto che c’è anche un rischio di impotenza. Non c’è mai una soluzione semplice a problemi complessi. O meglio, la soluzione ci sarebbe, ma bisognerebbe cambiare il mondo. Per superare questo sentimento di impotenza, è necessario rendersi conto che la metafora del cucchiaino con il quale svuotare il mare, funziona. Questo lo dobbiamo sapere di fronte ad ogni ingiustizia, ad ogni conflitto, ogni situazione: bisogna valorizzare anche quel piccolo passo che viene fatto. La solidarietà è la prima grande cosa che va fatta. Non abbiamo purtroppo alternative da questo punto di vista, quindi meglio confondersi nella complessità che perdersi nel proprio angolino»

Sono Roberto Pinter e sono del 1956. Ho fatto il liceo scientifico a Rovereto, poi ho fatto l’università e mi sono laureato in Sociologia con una tesi sul Partito Autonomista Trentino Tirolese. Professionalmente parlando, durante una gran parte della mia vita ho fatto politica; ho cominciato lavorando nel mio collettivo politico, che era Democrazia Proletaria del Trentino, che poi è diventata Solidarietà. Facevo anche il cooperatore: ho lavorato ad esempio per la Cooperativa Libraria Rovereto. Quando sono diventato consigliere provinciale ero funzionario presso la Lega delle cooperative, che poi si è unificata con la Federazione.

Ho candidato diverse volte a partire dal 1978, ma sono stato eletto per la prima volta come consigliere comunale a Rovereto nel 1983. Ero un consigliere di opposizione, molto attivo. Sono stato consigliere fino al 1992 quando si è dimesso Paolo Tonelli e io sono subentrato. Nel settembre del 1992 sono diventato consigliere provinciale e regionale. Poi mi sono ricandidato da capolista di Solidarietà nel 1993: sono stato eletto, ho fatto una legislatura di opposizione di minoranza nella quale ho assunto la Presidenza Forum Trentino per la Pace. Successivamente nella legislatura dal 1998 al 2003 sono stato eletto come consigliere di maggioranza, infatti ho ricoperto il ruolo di vicepresidente della Provincia Autonoma di Trento, il presidente era Lorenzo Dellai.

Nella legislatura successiva, 2003-2008, mi sono dimesso dall’incarico di assessore perché non condividevo l’equilibrio politico della Giunta, ma sono rimasto parte della maggioranza ed ero capogruppo dei Democratici di Sinistra (DS). Ho cessato la mia attività consiliare nel 2008. A quel punto ho continuato a militare nel Partito Democratico, che nel frattempo si era costituito; mi ero anche candidato a segretario. Ho fatto parte di una segreteria unitaria quando è stato eletto segretario Nicoletti; sono diventato poi il presidente del partito e ho ricoperto questa carica, fino a quando abbiamo perso le primarie per il candidato Presidente della Provincia, vinse Rossi del PATT, noi avevamo candidato Olivi.

Dopodiché sono rimasto sempre nella dimensione politica; tutt’ora sono componente dell’assemblea del PD. A parte questa dimensione politica ho continuato l’impegno nell’associazionismo prima di Italia Tibet e poi con Trentino for Tibet. Ho cominciato quando ho invitato il Dalai Lama in Trentino nel 2000. Il mio impegno per quanto riguarda il movimento per la pace si può definire diretto e indiretto. Avevo la mia sensibilità personale e partecipavo alle iniziative per la pace; in particolare ricordo la presenza a Gerusalemme, nel 1990, quando abbiamo fatto una catena umana Gerusalemme per la pace con una grossa delegazione trentina, c’era una certa sensibilità. 

In particolare, io seguivo il discorso di Rovereto. Io sono di Rovereto, è giusto ricordarlo, e sono stato l’organizzatore del convegno 1987, “Rovereto città per la pace” attorno alla quale si è fatto una importante riflessione.

Per la mia adesione politica era naturale essere proiettato nel mondo della pace, come forza politica eravamo molto attivi nell’organizzazione di convegni sul mondo visto con gli occhi del Sud, sul discorso delle migrazioni, sul discorso della obiezione fiscale alle spese militari, sul disarmo unilaterale e sull’accoglienza degli stranieri. Per cui era abbastanza scontato che io diventassi presidente del Forum della Pace, cioè che fossi prima rappresentante del Consiglio provinciale all’interno dell’assemblea, e poi pur essendo esponente di minoranza, scelto come presidente del Forum. Cito anche, per inciso, che a parte questa testimonianza politica, un po’ ero salito all’onore delle cronache per un processo che è stato fatto per il blocco dei treni che trasportavano le armi per la guerra del Golfo. Ero stato processato assieme ad altri pacifisti. C’era stata una grossissima mobilitazione nel 1991-1992 e quindi in qualche modo ero abbastanza conosciuto.