Forum Pace e CNCA del Trentino chiedono che si trovino soluzioni per le persone senza dimora

A seguito del drammatico incendio avvenuto martedì 30 marzo a Trento che ha distrutto completamente il riparo di fortuna che “ospitava” una ventina di persone, sorgono spontanee alcune riflessioni.

La prima considerazione è legata all’uso delle parole che troppo spesso si leggono e si sentono sui nostri media. Ancora una volta, appena saputo dell’incendio, e senza che si avessero informazioni certe su chi fossero gli “abitanti” della struttura abbiamo letto la parola: “clandestini”. Ormai clandestino è una definizione che ha quasi solo valenza politica (negativa).

In realtà invece la quasi totalità delle persone che occupavano la struttura (provenienti in maggioranza dal Pakistan ma anche da Marocco e Nigeria) erano richiedenti protezione internazionale e senza dimora. Alcuni in attesa di entrare nel sistema di accoglienza e altri lo avevano dovuto lasciare. Sono persone riconosciute come portatrici di diritti sanciti dalla Costituzione e dalle normative vigenti. Ma forse ‘clandestini’ lo sono nel concreto perché questo silenzio, questo voltare la faccia, questo continuo negarne l’esistenza spingono donne e uomini in quella clandestinità che si determina con l’indifferenza e il rifiuto; due modalità di gestione alimentate ad arte per generare le paure e il rancore nel quale scavare per costruire il consenso.

L’incendio ha portato nuovamente alla luce il problema non più rinviabile dei senza dimora a Trento: molte delle persone che si rifugiavano nella struttura abbandonata in via Lungadige a Trento erano stati ospiti dei dormitori che sono stati chiusi in questi giorni.

Non si tratta di un’emergenza, né tantomeno di un fenomeno legato al freddo: sono persone che non hanno un tetto, che non hanno accesso ad un diritto basilare, allo strumento fondamentale per vedere i propri diritti tutelati.

Non si dovrebbe aspettare la tragedia prima di capire che si deve cercare di dare una risposta abitativa a chi è in attesa di essere inserito nei progetti di accoglienza ministeriali: è nell’interesse di tutti, banalmente anche di chi dovrebbe usufruire dei servizi di bassa soglia “in quanto tali” e magari non trova posto perché occupato da chi dovrebbe vedere i propri diritti tutelati da altri percorsi.

Ci preoccupa, dovrebbe preoccupare tutti, il vedere messi in competizione e in contrapposizione bisogni, povertà, vulnerabilità. Le risposte, doverose, non devono avvenire in una sorta di guerra tra poveri, ma garantendo a tutti, italiani e immigrati, giovani e anziani, la tutela dei diritti essenziali.

Salutiamo positivamente l’empatia e la disponibilità dimostrate martedì dall’Assessora comunale Maule, fermatasi a discutere con le persone che nell’incendio hanno perso i loro pochi effetti personali e con le attiviste e gli attivisti del Centro Sociale Bruno, del Gioco degli Specchi e delle altre organizzazioni che stanno seguendo la vicenda e fornendo prezioso supporto ai ragazzi rimasti senza nulla. Riteniamo fondamentale la volontà dell’Assessora e del Comune di Trento di voler risolvere la situazione, ma diventa a questo punto necessario che la Provincia risponda finalmente alle numerose sollecitazioni inviate da più parti sull’argomento.

Una comunità di cura è fondata sul mutuo soccorso, su un uso consapevole e collettivo dello spazio pubblico, sulla condivisione delle risorse e su una democrazia di prossimità aperta a tutte e a tutti.

Da questa consapevolezza deve partire – ora e subito – l’azione delle istituzioni e del terzo settore: è un’urgenza non più rimandabile. Lo vediamo da anni, è diventato ancor più evidente un anno fa, all’esplodere della pandemia, e lo ripetiamo oggi: una società può essere sicura solo se sa prendersi cura di tutte le persone che la abitano. Serve agire e serve farlo ora: per pensare al prossimo inverno e per mettere in campo azioni che siano significative anche per i prossimi anni.

Massimiliano Pilati – Presidente Forum trentino per la pace e i diritti umani
Claudio Bassetti – Presidente CNCA

Lettera al Comune di Trento: Persone senza casa e Coronavirus

Condividiamo la lettera dell’Assemblea Antirazzista di Trento, a cui il Forum ha deciso di aderire, in cui si chiede al Comune di Trento di adottare misure per tutelare le persone senza fissa dimora durante l’emergenza coronavirus.

 

Premesso e considerato che:

-l’eccezionale rischio sanitario che interessa l’intero territorio nazionale ha imposto l’adozione, con Dpcm 9.3.20, di misure di cautela straordinarie, comportanti deroghe anche a diritti costituzionalmente sanciti;

-il principio fondamentale che ordina le misure applicate a livello nazionale è la necessità di ridurre gli spostamenti sul territorio delle persone, favorendo (ed anzi imponendo) la permanenza presso il proprio domicilio;

– l’eccezionalità della situazione dovrebbe imporre l’adozione, in qualsivoglia occasione, di misure, atti e comportamenti che non violino i principi sanitari ispiratori delle misure straordinarie;

-anche nella città di Trento è elevato il numero di persone senza dimora.

Il coronavirus ci impedisce la mobilità, ma non la doverosa tutela dei più svantaggiati. La mancata presa in carico da parte del Comune di Trento degli interessi e dei diritti delle persone senza dimora rappresenterebbe una palese e gravissima violazione dei principi ispiratori delle misure straordinarie in atto a livello nazionale.

Una persona senza dimora stabile, infatti, è esposta a maggiore pericolo di essere contagiata, rischiando, costretta a vivere per strada, di divenire veicolo di contagio. Considerata l’attuale emergenza, la mancata adozione di misure idonee ad impedire il permanere di tale situazione, rischia di divenire causa di aggravamento dell’epidemia. Nel bilanciamento tra diritti ed interessi in gioco pare evidente che a prevalere dovrebbe essere quello teso alla tutela della salute ed incolumità pubblica

Tutto ciò premesso e considerato, nel superiore interesse della tutela della salute dei medesimi e della collettività, si chiede che vengano messe in atto tutte le misure utili e necessarie all’accoglienza di tutte le persone senza fissa dimora.

Il Punto di Incontro non può e non deve essere lasciato solo a fornire un posto coperto durante il giorno. Le norme di sicurezza impongono delle distanze necessarie anche per il consumo dei pasti che per questo devono avvenire a più turni e che comportano momenti di attesa all’esterno della struttura. Anche per quanto riguarda le misure adottate dalle strutture di accoglienza notturne (che hanno anticipato l’orario di rientro serale) non si può ritenere siano sufficienti a contenere i contagi. Alcune delle strutture (diurne e notturne) che accolgono senza dimora, grazie anche al supporto dei volontari, hanno già denunciato una situazione che di fatto impedisce di attuare tutte le precauzioni richieste dall’attuale situazione emergenziale.

Nel peggiore dei casi, gli attuali servizi non sarebbero in grado di garantire assistenza agli ospiti qualora positivi al virus. Nel caso in cui un solo ospite si ammalasse, tutta la struttura potrebbe essere preclusa e, se messa in quarantena, verrebbe meno il servizio per altre decine di utenti.

Riteniamo indispensabile l’immediata trasformazione dei dormitori in strutture comunitarie ove stare come a casa, ovvero dove poter trascorrere anche tutte le ore diurne, senza l’obbligo di uscire durante la giornata. Visti i necessari momenti di pulizia e riordino, è indispensabile porre in essere una sinergia effettiva ed immediata fra le diverse strutture, bilanciando tra le stesse la gestione dell’emergenza anche con l’aggiunta di spazi idonei. Per garantire oggi la riduzione degli spostamenti, è fondamentale che le diverse strutture di accoglienza si organizzino insieme per offrire spazi agibili e operatori disponibili durante le 24 ore.

Chiediamo che il Comune di Trento prenda seriamente in considerazione le proposte avanzate e faccia tutto il possibile per garantire questa organizzazione, pensando alle necessità che ci sono oggi e continueranno nelle prossime settimane. Suggeriamo di guardare alle misure prese in altre città italiane, dove si stanno allestendo posti letto in luoghi idonei per garantire un tetto a tutte le persone.

Al Comune di Trento è richiesta l’applicazione di tutte le misure atte a preservare la comunità nella sua interezza. Riteniamo di fondamentale importanza che le misure di cui si richiede la messa in atto siano accompagnate da mediatori e psicologi, affinché le categorie vulnerabili a cui sono rivolte possano comprenderne il principio di tutela e salvaguardia e non invece concepirle come misure repressive.

Lasciare indietro qualcuno in una situazione emergenziale di questa portata, non è solo umanamente sbagliato, ma significa permettere che rimangano sacche dove il virus può continuare a contaminare, in totale divergenza alle normative sanitarie messe in atto.

Cordialmente,

Assemblea Antirazzista Trento 

 

SE DESIDERI ADERIRE SCRIVI A: trentoantirazzista@gmail.com o lasciando un commento qui sotto.
ADESIONI:
  • Forum trentino per la pace e per i diritti umani
  • Coordinamento Associazioni della Vallagarina per l’Africa – CAVA
  • Movimento Nonviolento
  • Rete Oltrelaccoglienza
  • Gruppo Emergency Trento
  • Collettivo Overground
  • Ali Aperte
  • APS TRENTO POETRY SLAM
  • DEINA TRENTINO APS
  • APS Dulcamara, Circolo ARCI Cafè de la Paix
  • Resistenza pacifica Rovereto
  • Gruppo Autonomo Volontari per la Cooperazione e lo Sviluppo del Terzo Mondo
  • Centro per la Pace di Rovereto
  • Associazione 46° Parallelo – Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo
  • Tam tam per Korogocho
  • Resistenza pacifica Rovereto
  • ANPI Rovereto
  • NOI più oratorio Borgo Sacco
  • NOI più oratorio Rosmini Rovereto
  • La Macchia Rovereto
  • Rete Solidale Lagarina
  • Arci del Trentino
  • Il gioco degli specchi
  • Sentinelli di Trento
  • Penny Wirton Trento
  • Collettivo Be.Brecht
Adesioni individuali :
  • Piergiorgio Bortolotti
  • Massimiliano Pilati
  • Maria Rosa Mura
  • Maria Grazia Ruggieri
  • Vincenzo D’Andrea
  • Giulia Cutello
  • Gilda Forti
  • Jacopo Zannini
  • Silvia Forti
Copertina di: Mauro Biani pagina