Violetta Plotegher

Vicepresidente del Forumpace dal 2013 al 2018

«Abbiamo bisogno di riascoltare ancora quella regola d’oro del rispetto profondo per l’altra persona, della sua libertà e che recita: “Fai all’altro quello che vorresti fosse fatto a te”. 

È fondamentale coltivare la dimensione della relazione, costruirla quotidianamente assorbire le energie, tue, personali, che coinvolge e che permettono di costruire un senso della vita. Le relazioni buone sono la strada della pace».

Sono una donna di 65 anni. Sono madre e quindi ho una carriera familiare, di cui sono orgogliosa. Nella mia vita ho avuto la possibilità di incontrare moltissime persone e fare anche molte cose. La mia formazione, la mia vocazione di fondo, è una dimensione legata alla cura, al prendersi cura. Sono laureata in medicina, sono una ginecologa. Successivamente, mi sono impegnata nei consultori familiari, con un’attenzione specifica alla salute della donna. 

Dovete pensare che io sono una ragazza degli anni Settanta: sono una donna cresciuta in un periodo storico nel quale ci sono state quasi tutte le più importanti riforme, anche dal punto di vista legislativo, politico, sociale, culturale relative alla sanità.

L’istituzione del Sistema Sanitario Nazionale pubblico la considero ancora oggi, una delle più grandi conquiste sociali del nostro paese. Poi ci sono state tutta una serie di riforme che riguardano le pari opportunità, il diritto di famiglia, la tutela della salute delle donne… Ho una storia molto legata a un percorso di tutela e cura della specificità fisica, psicologica e sociale delle persone di genere femminile. 

Qui c’è una parte importante della mia storia della mia vita; probabilmente proprio per la convinzione che ho maturato mettendomi al fianco delle donne di cui mi prendevo cura e, insieme alle quali, affrontavo tutta una serie di problemi, non solo sanitari. Nei consultori familiari è necessario affrontare anche problematiche sociali importanti, alla radice delle sofferenze delle persone.

Lì è diventato evidente per me quello che è un concetto che spesso si sente dire, e cioè che la salute non è solo assenza di malattia, ma è una condizione di benessere che riguarda anche l’ambito sociale, spirituale, psicologico, relazionale, economico. Ci sono, per il benessere delle persone, tutta una serie di determinanti che incrociano per esempio la discriminazione, la giustizia, la possibilità di avere accesso a informazioni adeguate, una cultura che ti mette in grado di poter veramente essere auto-determinata. 

Da medico, ti accorgi a un certo punto che tu puoi dare delle soluzioni che possono essere diagnostiche, farmacologiche, anche in qualche modo risolutive per alcuni aspetti. Ma il peso più grosso dipende dalle situazioni di vita che sono socialmente determinate e che sono legate alle decisioni politiche che realizzano le opportunità, mettono in campo servizi, risorse e possibilità per le persone. 

Per volontà e per caso mi sono inserita nella politica della mia città, partecipando nel 1999 alle elezioni per il Consiglio comunale. Sono entrata come consigliera comunale ed sono stata nominata Presidente della Commissione Politiche Sociali. Lì c’è stato un cammino e un aprirsi di orizzonti, dove questa vocazione alla cura è diventata una cura della comunità e non più solo per gli individui. Perché questa è la politica per me. È una cosa meravigliosa. Ed è stato meraviglioso per me conoscere la mia città attraverso il percorso della pianificazione sociale. Abbiamo accompagnato il primo Piano Sociale della città nel 2001. È stata una svolta la convinzione che si doveva partire dal territorio, dalla condivisione con le comunità, che erano accompagnate anche dal punto di vista dei servizi decentrati.

Quindi si è costruito un Piano dove uno degli elementi fondamentali è stato anche quello di creare dei servizi decentrati e attenti a quello che succedeva in quei quartieri, con la presenza quindi non solo di assistenti sociali e amministrativi, ma anche di un forte lavoro degli educatori e quindi uno sviluppo di politiche di comunità, coinvolgendo le associazioni, la cittadinanza e tutte quelle realtà che fanno vita, che fanno condivisione, volontariato.

Da lì è emersa la mia passione per la politica. Nel mandato successivo, quello del 2005, sono stata chiamata dal sindaco a essere l’Assessore alle Politiche Sociali. È stato il primo mandato di implementazione del piano sociale. È stato molto impegnativo. Poi c’è stato un terzo mandato, c’è stata una nuova conferma, siamo nel 2009. 

Nel 2013 ci sono state le elezioni al Consiglio provinciale e sono stata eletta. Ho vissuto questo incarico svolgendo tre incarichi: il ruolo legislativo di consigliera provinciale nella nella maggioranza, la presenza nella Commissione che si occupava di sanità e di sociale, il ruolo di Assessora regionale al welfare (le APSP, cioè le RSA, il loro ordinamento, la previdenza complementare, integrativa).

Ma dov’è che io mi sono sentita a casa politicamente? È stato quando sono stata nominata Consigliera di riferimento della maggioranza per il Forum per la pace e i diritti umani. Questa realtà istituzionale è importantissima e forse anche unica a livello nazionale: prevede che ci sia un accordo stretto tra l’istituzione del Consiglio provinciale e una grande presenza delle associazioni, di altri enti, di altre realtà del territorio, che vogliono promuovere una cultura della pace e dei diritti umani, iniziative il più concrete possibili.

Il tema della difesa dei diritti umani, della loro promozione e del lavoro per la pace credo che alla fine sia la sostanza più alta nella politica, perché deve arrivare là. Io mi sono sentita a casa lì, era il mio ambiente quasi “naturale”, come possibilità anche di dare un mio contributo. Poi ovviamente la consiliatura è finita, io ho deciso di non ricandidarmi e sono cambiate molte cose. Io quindi ho continuato la mia attività come medica volontaria. Sono presidente di una delle associazioni del Forum, l’Associazione Trentina Accoglienza Stranieri.

Ho impegni a livello nazionale nell’ambito della cura in Slow Medicine, che è un’associazione nazionale che vuole promuovere una cura sobria, rispettosa e giusta. Sta facendo un lavoro molto importante per cambiare alcuni paradigmi della medicina, con una maggiore attenzione all’umanizzazione delle cure, all’ascolto, alla reciprocità con i pazienti, alla partecipazione dei cittadini.