Rallentare, o della Città che Corre Sempre


Nella città che incontrarono subito dopo nel loro cammino, poterono comprare cibo in quantità, perché c’erano centinaia e centinaia di negozi, che rimanevano aperti tutti i giorni, ventiquattro ore su ventiquattro.
La gente correva di qui e di là, non riuscendo a fermarsi neanche per un attimo, e tutti sembravano impegnati a fare almeno due cose nello stesso tempo.

C’era un signore che lavava i vetri di un grande negozio di elettrodomestici, reggendo uno spazzolone con la mano sinistra, mentre con la destra reggeva un bastone molto lungo, alla cui cima era fissato un pennello con cui ridipingeva la facciata della casa dalla parte opposta della strada.

Il risultato è che la pittura stava venendo molto male, perché il signore non guardava cosa stava facendo, e che ogni volta che doveva riportare il pennello dal suo lato della strada per intingere la vernice, degli schizzi finivano sulla vetrata del negozio, costringendolo a ricominciare a pulirlo.

<< Signore, mi scusi…>> cominciò a dire il fratellino.

<< dimmi, giovanotto, dimmi pure con tutta franchezza. Non vedevo l’ora di iniziare una conversazione, perché sto facendo soltanto due cose insieme, e in tutta franchezza mi sentivo un po’ in colpa per tutta questa improduttività.

<< Improduttività? Cosa significa?>>

<< la migliore colazione della città? ma è chiaro, dovete andare da Nonna Nanna, la pasticceria in piazza, dove potete trovare le migliori brioche e anche cambiare le gomme della bicicletta, e il venerdì farvi tagliare i capelli, ovviamente!>>

I fratellini si guardarono, un po’ stupiti.

<< Ma io non le ho chiesto questo, volevo sapere cosa…>>

<< Ehhh, certo che ho visto la partita ieri sera! Mentre stiravo le camicie, telefonavo ai miei genitori e mangiavo, succhiando il minestrone con una lunga cannuccia, direttamente dal pentolone. Certo, forse avrei potuto rinunciare a telefonare ed impiegare meglio il tempo, ma cosa volete, la mamma è sempre la mamma!>>

I fratellini si allontanarono mentre il signore, che nemmeno si accorse che se n’erano andati, continuò a parlare, a dipingere e a lavare.

Mentre cercavano un posto dove riposare un po’, un ragazzo corse loro incontro, per cercare di vendergli un giornale, riempire un modulo per iscriversi ad una gara di corsa e nel frattempo annaffiava i fiori delle aiuole, spruzzando acqua da un grande cisterna che portava sulle spalle come fosse uno zaino. 

Ai fratellini piaceva correre, ma non avevano mai partecipato ad una gara vera e propria. Così riempirono il modulo e si iscrissero, e comprarono anche il giornale, per avere qualcosa di nuovo da leggere, scoprendo che era zuppo d’acqua perché il ragazzo non riusciva ad andar dritto con l’arnese con cui si occupava dell’irrigazione dei cespugli.

Saltò fuori che il loro era l’ultimo modulo a disposizione, e che quello che avevano acquistato era l’ultimo giornale che il ragazzo aveva con sé.

Quello sbiancò, al solo pensiero che gli fosse rimasta solo una cosa da fare, e si mise a correre come un pazzo in direzione del centro della città, col risultato che metà cespugli rimasero senza acqua.

I fratellini trovarono un praticello molto soffice dove stesero i loro sacchi a pelo e passarono una notte serena, dormendo e sognando la grande festa che li attendeva alla fine del viaggio. 

Il giorno dopo si presentarono alla corsa, dove una folla di persone attendevano la partenza, tutti indaffarati in altre cose nel frattempo. Gli atleti erano tutti coperti di sponsor e pubblicità, perché se così non fosse stato, avrebbero corso solo per il piacere di correre, una perdita di tempo inqualificabile!

Quando il giudice di gara diede il segnale, sparando in aria mentre cuoceva delle salsicce sulla brace e con il piede spingeva il nipotino sull’altalena, i concorrenti partirono come razzi.

I nostri eroi corsero ad un buon ritmo, rallentando ogni tanto per godere della vista dei fiori, o degli alberi del bosco in mezzo al quale il percorso della gara passava.

Quando arrivarono al traguardo, erano ultimi, ed erano proprio contenti della gara che avevano disputato.

Intorno al podio, gli altri concorrenti erano stanchi e tutti arrabbiati. Quello che aveva vinto era arrabbiato perché gli altri lo accusavano di aver barato, quelli che erano arrivati dopo di lui erano arrabbiati perché non avevano vinto e così via. Ad un certo punto però tutti si zittirono e si misero a guardare i fratellini con sospetto e incredulità.

<< Avete perso, siete arrivati per ultimi, cosa avete da ridere?>>

<< Stamattina ci siamo svegliati e abbiamo potuto correre, ci siamo divertiti e siamo anche passati attraverso un bosco meraviglioso. la giornata è iniziata proprio bene, e adesso torneremo al nostro viaggio, felici e pieni di energia!>>

Nessuno pareva credere ai propri orecchi.

L’atleta che era arrivato per primo, stringendo la coppa, gli squadrò con uno sguardo e disse: << voi che siete arrivati ultimi, dovreste essere tristi. Perché non lo siete?>>

la sorellina ci pensò un po’ su e rispose: << tu che sei arrivato primo, dovresti essere felice. Perché non lo sei?>> 

I bambini si riposarono un po’, presero le loro cose e si misero di nuovo in viaggio, pensando a fare una cosa per volta e farla per bene, godendosi il tempo della loro vita, e lasciando quel mucchio di gente con una bella gatta da pelare.