Hiroshima e Nagasaki, perché non basta ricordare

Incapaci di vedere?

L’essere umano, con la sua capacità di alterare la natura a proprio piacimento, è la principale minaccia per se stesso nella stessa misura in cui è la principale speranza per la propria sopravvivenza. A ricordarci questo, è ogni giorno la questione del cambiamento climatico provocato dalle attività antropiche, il quale mostra le grandissime capacità dell’essere umano di auto annientarsi in maniera quasi inconsapevole. 

L’incapacità di vedere come la propria azione è causa del proprio stesso male, è tale perché l’effetto delle proprie azioni negative è indiretto. 

Se però, l’essere umano può fare fatica a vedere gli effetti delle proprie azioni perché indiretti, che succede quando gli effetti sono diretti, visibili, concreti e soprattutto già conosciuti, come quelli di un’esplosione atomica? 

Succede che, per “aumentare” la propria sicurezza, i governi spendono migliaia di risorse ogni anno per fabbricare armi atomiche e mantenerle attive, che aumentando sempre di più di numero e di potenza, rendono la terra un posto più pericoloso, anziché più sicuro.  

È bene ricordare dunque, quello che è successo esattamente 76 anni fa, in un tempo che sembra così lontano in un luogo che lo è altrettanto, il Giappone, ma che riguarda tutti noi ancora oggi da vicino, visto che all’inizio del 2021 sono ancora 13.100 circa le testate nucleari attive nel mondo (1) 

6-9 agosto 1945 

Oggi, 6 agosto 2021, ore 8.16, la stampa nazionale e locale sembra essersi dimenticata di quanto successo 76 anni fa. Il “green pass”, le olimpiadi e Messi che lascia il Barcellona hanno monopolizzato la scena dell’informazione, mostrando quanto sia pericoloso relegare gli eventi nei meandri del passato, come se non ci potesse toccare più. 

La mattina del 6 agosto 1945, alle ore 8.16, un grande bagliore sorprende i cittadini di Hiroshima in Giappone. Seguirà una grande esplosione, che raderà al suolo la città, uccidendo sul colpo circa 80.000 persone, nella quasi totalità civili (2) 

Tre giorni dopo, come se la quantità di morti non fosse stata sufficiente, una seconda esplosione, questa volta a Nagasaki, provocò 40.000 vittime all’istante. (3) 

Stiamo parlando degli unici due ordigni atomici della storia fatti esplodere sulla popolazione umana. A eseguire questo massacro, fu il governo degli Stati Uniti D’ America, che provocò in totale, tenendo conto anche delle morti nei mesi successivi causate dagli effetti delle radiazioni nucleari, circa 400.000 mila vittime. (3) 

foto da: public domain

Leó Szilárd, uno dei fisici che partecipò al Progetto Manhattan, a proposito del mancato processo ai mandanti ed esecutori della tragedia disse:

« Se i tedeschi avessero gettato bombe atomiche sulle città al posto nostro, avremmo definito lo sgancio di bombe atomiche sulle città come un crimine di guerra, e avremmo condannato a morte i tedeschi colpevoli di questo crimine a Norimberga e li avremmo impiccati. (3)

Superando però la logica del colpevole, andando oltre alla storia e ad i protagonisti che l’hanno scritta, è bene sottolineare quanto sia stato un gesto freddo, disumano e totalmente razionale e programmato.

“Non ho mai avuto paura nella mia vita dell’uomo solo, ma ho sempre avuto molta paura dell’uomo organizzato. “

Fabrizio De André

Non è stata infatti una scelta “istintiva”, basata su un momento d’emergenza, (il Giappone era ormai rimasto solo, dopo che anche la Germania di Hitler aveva alzato bandiera bianca). Ma una scelta iniziata già nel 1942 con il progetto Manhattan, diretto da Robert Oppenheimer.

L’intento degli Stati Uniti era quello di concepire una bomba a fissione nucleare (o bomba atomica) prima del progetto atomico della Germania nazista. 

Gli scienziati che lavorarono al progetto, fra cui Albert Einstein, dopo un primo momento di entusiasmo per la ricerca si accorsero ben presto dell’immenso potere distruttivo della bomba atomica.

«e quelle bombe atomiche che la scienza sganciò sul mondo quella notte, erano misteriose anche per gli uomini che le usarono»

La liberazione del mondo – H.G. Wells

Il 16 luglio 1945 a  Socorro, New Mexico viene fatta esplodere la prima bomba atomica della storia, in quello che viene chiamato Trinity Test. (5)

Poco meno di un mese dopo, l’evento di Hiroshima e Nagasaki mostrerà al mondo la forza distruttiva degli ordigni nucleari e soprattutto, la straordinaria capacità autodistruttiva dell’essere umano.

Il quotidiano eritreo, 9 agosto 1945, effetti della bomba a Hiroshima

Se si vuole avere un’idea della portata distruttiva delle armi atomiche, cliccando qui si può simulare l’effetto di un’eventuale esplosione atomica, da un qualsiasi punto della terra. Impressionante vedere l’effetto che la “tsar bomba” la bomba atomica più grande testata dall’URSS, provocherebbe se esplodesse nel centro di Trento: il raggio distruttivo arriverebbe da Bolzano fino alle porte di Verona e Vicenza, spazzando via completamente tutto il territorio Trentino.

La deterrenza nucleare è sufficiente?

La reazione degli Stati di fronte a tale catastrofe però, non fu quella di fare un passo indietro ma anzi, la corsa agli armamenti nucleari partì proprio da quella data, arrivando ad un picco poco dopo il 1985 con ben 70.000 ordigni atomici prodotti, principalmente dai due protagonisti della Guerra Fredda, Usa e URSS. (3)

L’aumento e l’espansione delle armi atomiche in molti stati ha mostrato la l’esistenza di un possibile meccanismo presente nelle dinamiche internazionali, quello che viene chiamato deterrenza nucleare, ossia la credenza che gli stati sono scoraggiati nell’utilizzare tali armi perché un’eventuale rappresaglia sarebbe “totalmente distruttiva” (6)

 “Sappiamo che la deterrenza nucleare può venir meno, sia attraverso decisioni sbagliate, escalation durante una crisi, una serie di errori meccanici e umani, o atti malevoli che portino ad un uso involontario. Infatti più volte essa è venuta meno, e l’esempio più famoso è la Crisi dei missili di Cuba del 1962.Una catena di eventi che porti alla guerra nucleare può emergere anche quando nessun leader politico ritenga che sia nell’interesse dello Stato iniziare la guerra, ed entrambe le parti agiscano in modo inteso ad evitarlo. La lunga lista di incidenti nucleari, malfunzionamenti, contrattempi, falsi allarmi e incidenti mancati per un soffio, spesso innescati da errore meccanico e umano, continua a crescere. Tali incidenti sono incidenti relativi ad aerei e sottomarini armati nuclearmente, sistemi di allarme che scambiano stormi di oche o riflessi di luce solare per lanci di missili nemici, squadre di manutenzione che fanno cadere utensili e fanno saltare in aria silos di missili, e la perdita temporanea o lo smarrimento di ordigni nucleari.” (6)

Se la deterrenza nucleare è, per ora, l’unico fragile ostacolo contro una possibile guerra atomica, l’ unica soluzione per una reale sicurezza globale a lungo termine è smantellare completamente tutte le armi nucleari presenti sulla terra.

Le prime dichiarazioni a favore del disarmo, arrivarono proprio da quegli scienziati che parteciparono alla ricerca sull’atomica. Nel 1955 in piena Guerra Fredda, Albert Einstein e il filosofo Bertrand Russell scrissero un manifesto firmato da scienziati e intellettuali a favore del disarmo nucleare e contro le armi di distruzione di massa.

Il manifesto Russel-Einstein è rivolto a tutti gli esseri umani indistintamente:

Tenteremo di non utilizzare parole che facciano appello soltanto a una categoria di persone e non ad altre. Gli uomini sono tutti in pericolo, e solo se tale pericolo viene compreso vi è speranza che, tutti insieme, lo si possa scongiurare. Dobbiamo imparare a pensare in modo nuovo. Dobbiamo imparare a domandarci non già quali misure adottare affinché il gruppo che preferiamo possa conseguire una vittoria militare, poiché tali misure ormai non sono più contemplabili; la domanda che dobbiamo porci è: “Quali misure occorre adottare per impedire un conflitto armato il cui esito sarebbe catastrofico per tutti?”   (7)

e mette in guardia del pericolo delle nuove tecnologie nucleari, come la bomba all’idrogeno, già capace (allora) di essere 2500 volte più potente della bomba di Hiroshima.

Il Trattato per la Proibizione delle Armi nucleari 

Quello che possiamo fare oggi, come cittadini e come istituzioni, è spingere perché anche il nostro Paese e l’ Unione Europea ratifichi il Trattato Per la proibizione delle armi nucleari

Il TPNW è uno strumento giuridicamente vincolante che prevede la messa al bando e lo smantellamento delle armi nucleari. Approvato il 7 luglio 2017 grazie al voto favorevole di 122 Stati dell’assemblea ONU, proibisce agli Stati di sviluppare, testare, produrre, realizzare, trasferire, possedere, immagazzinare, usare o minacciare di usare gli armamenti nucleari, o anche permettere alle testate di stazionare sul proprio territorio.

Il 22 Gennaio 2021, grazie al raggiungimento della soglia di 50 Stati che hanno ratificato il trattato, entra ufficialmente in vigore la messa al bando delle armi nucleari, un importante passo verso il disarmo globale.  

La mappa degli Stati che hanno firmato, partecipato o rifiutato il trattato.

In Europa, solamente Austria, Svizzera, Il Vaticano, Malta, San Marino e Irlanda lo hanno ratificato . 
Nonostante il governo italiano abbia rinunciato a partecipare al trattato, un sondaggio promosso dalla Campagna ICAN e dai suoi partner nazionali mostra come 7 italiani su 10 siano a favore della firma del TPNW.

Oltre alla minaccia di un’estinzione di massa, cosa che sembra non preoccupare molto il mondo politico, lo spreco di risorse economiche per le armi nucleari è enorme. 

“le 13.400 testate atomiche esistenti nel mondo hanno costi da capogiro: circa 140mila dollari al minuto, per un totale di oltre 70 miliardi di dollari nel 2019 , pari a 24 volte il budget annuale delle Nazioni Unite . Se si calcolano anche i costi indiretti, come i danni ad ambiente e salute o la difesa missilistica per proteggere le testate nucleari, il costo supera i cento miliardi l’anno.” (10)

A noi la scelta

È  giunto dunque il momento di scegliere, di prendere in mano il futuro dell’umanità e mettere da parte il tribalismo che ci portiamo dietro da millenni, per aprire nuove strade di convivenza pacifica tra esseri umani e tra essere umano e natura. 

La questione ambientale infatti, non sarà mai completamente risolta finché esisteranno armi di distruzione di massa, capaci non solo di uccidere in pochi istanti migliaia di esseri umani, ma di distruggere interi ecosistemi in pochi attimi, con la possibilità che la distruzione sia irreversibile, e che questi ecosistemi così fragili, nonché la vita sulla terra non siano più in grado di rigenerarsi.

Questo dunque è il problema che vi poniamo, un problema grave, terrificante, da cui non si può sfuggire: metteremo fine al genere umano, o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?

Ci attende, se lo vogliamo, un futuro di continuo progresso in termini di felicità, conoscenza e saggezza. Vogliamo invece scegliere la morte solo perché non siamo capaci di dimenticare le nostre contese? Ci appelliamo, in quanto esseri umani, ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità, e dimenticate il resto. Se ci riuscirete, si aprirà la strada verso un nuovo Paradiso; altrimenti, vi troverete davanti al rischio di un’estinzione totale.”

Manifesto Russel-Einstein
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