Afghanistan, il futuro negato

A quasi quattro mesi dal ritorno dei talebani al potere in Afghanistan, l’Associazione 46° Parallelo/Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo organizza a Trento la conferenza Afghanistan, il futuro negato: l’incontro, pensato insieme ad Afgana – associazione per la ricerca e il sostegno alla società civile afgana – e con l’appoggio della Provincia di Trento si terrà presso il Muse – Museo delle Scienze di Trento per il 14 dicembre, a partire dalle ore 15.00.

La situazione attuale del Paese asiatico sarà al centro di un dialogo a più voci che vedrà coinvolte diverse realtà della società civile italiana impegnate sul campo della Cooperazione allo Sviluppo in Afghanistan. Lǝ ospiti e lǝ relatori affronteranno i temi legati all’aiuto umanitario in Afghanistan, già oggetto di decisioni del Maeci, per capire in quale modo l’Italia possa e desideri sostenere politicamente e finanziariamente la sua controparte afgana, ossia gli attori della società civile e chi si è impegnato e intende impegnarsi nella difesa dei diritti fondamentali (istruzione, sanità, genere, informazione etc.). Dentro il Paese, quando le condizioni saranno idonee, e in Italia, dove la diaspora sta raggiungendo numeri importanti.

Sarà presente anche la Vice Ministra Marina Sereni, che interverrà nel corso dell’incontro e nella conferenza stampa che seguirà.

L’incontro si struttura attraverso 5 interventi principali, frutto di webinar organizzati e sviluppati tra novembre e inizio dicembre (Ong, asilo, accademia, società civile afgana) i cui risultati che saranno presentati il 14. All’intervento della viceministra Sereni seguiranno le iscrizioni a parlare che prevedono una priorità per chi relazionerà a nome di organizzazioni nazionali e internazionali impegnate o che intendano impegnarsi in Afghanistan.

La conferenza sarà disponibile anche in diretta streaming tramite i canali social dell’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo.

Torna WARS, War and Revolutionary Stories

WARS è un premio dedicato al fotogiornalismo di conflitto, con l’obiettivo di supportare i professionisti nel loro lavoro di documentazione. A causa delle restrizioni imposte come conseguenze della diffusione del Covid-19, molti fotoreporter hanno cambiato i loro piani per documentare l’emergenza e le conseguenze del coronavirus in tutto il mondo. Abbiamo quindi deciso, per quest’anno, di aggiungere una nuova categoria dedicata alle storie legate al Covid-19. Un totale di 5.000,00 euro sarà destinato a premiare i vincitori delle due categorie a concorso.

Dal 21 agosto al 4 Ottobre, i fotografi professionisti di tutto il mondo potranno presentare i loro lavori (da 10 a 15 fotografie originali con un unico tema) attraverso la piattaforma Picter, dove sarà pubblicato il regolamento e le informazioni dettagliate sul concorso.

Anche per quest’anno una giuria internazionale, coordinata dal direttore artistico Fabio Bucciarelli, giudicherà i lavori presentati. Kelli Grant | Yahoo News Senior Photo-editor – Francis Kohn |Former AFP Director – e Laurence Geai | fotografa vincitrice di WARS 2019 si riuniranno nel mese di ottobre per scegliere i migliori reportages. 

Le fotografie dei primi tre classificati per ogni categoria saranno esposte sulla piattaforma AtlantePhotoExpo e compatibilmente con la situazione di emergenza sanitaria sarà allestita una mostra con i migliori progetti.

Giornata internazionale delle Fasce Bianche

Ancora una volta ci saremo. In silenzio. In piazza. Fermi.

Saremo a ricordare ciò che troppi cercano di dimenticare, di cancellare, di far sparire. Saremo a recitare i nomi di quei 102 bimbi morti in una guerra senza senso. Saremo in piazza con le nostre fasce bianche, perché i segni della
discriminazione, dell’ingiustizia, della disuguaglianza, dell’orrore, sono uguali ovunque.

Anche quest’anno vogliamo ricordare, assieme a tutte le città che in Regione, in Italia, nel Mondo hanno deciso di dedicare quel momento del 31 maggio al ricordo.

Sono più di 80 le città del Mondo che con Prijedor, in Bosnia, vogliono ricordare cosa accade quando una guerra finisce e non arriva la pace. Nella Bosnia di oggi, che vuole entrare nell’Unione Europea, quasi 25 anni dopo la guerra che dissolse la ex Jugoslavia la pace è lontana. Nelle cancellerie degli Stati vicini si elaborano documenti per dissolverla definitivamente, spartendola fra una Grande Serbia e una Grande Croazia.

La fine della guerra non ha unito i popoli. I giovani sentono ancora raccontare storie differenti. Si educa alla divisione. Si insegna l’indifferenza, quando non si insegna l’odio. Ancora non c’è pace, in Bosnia.

La ricchezza non è distribuita equamente. La democrazia resta un miraggio. Nella nostra indifferenza crescono le ingiustizie, le violazioni, le povertà. La Bosnia, Prijedor e le sue fasce bianche, sono un buon modo per ricordare le nostre responsabilità. Sono un’ottima ragione per costringerci ad un impegno: costruire la pace ovunque, partendo da qui, da casa nostra.

Saremo in piazza, in silenzio, per questo. Perché la pace è una cosa che ci riguarda.